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Ferrara film corto festival

Ferrara film corto festival


“Sai che ti dico, che se tu non puoi parlare, lo faccio io: sono stanca di aspettare una tua telefonata, una tua visita, una tua qualsiasi proposta. Io aspetto, aspetto…sono in attesa da una vita, sospesa tra il tuo lavoro e quello che dovrebbe accadere in un futuro che non arriva mai. Ma secondo te è normale che tu non mi abbia cercata per giorni? Che tu non ti chieda come sto io, cosa faccio, come mi sento? Salvo, c’è una sola cosa che può giustificare il tuo comportamento: tu non mi ami più. O comunque non abbastanza da fare qualcosa per me. Ed io, adesso, sono stufa di dare priorità solo a quello che è meglio per te. Io voglio pensare a me. Perdonami, forse non è giusto dirtelo per telefono ma sono davvero esausta. Per me la nostra storia è alla fine.”
Livia a Salvo Montalbano
Il metodo Catalanotti, Andrea Camilleri (Sellerio 2018)

Da quando la conosco, sono sempre stata dalla parte di Livia. La fidanzata di Montalbano è una donna messa in stand by che ha deciso di non aspettare più. E non è urgenza d’altro o impazienza, Livia si è svuotata: non è più piena di lui, dell’importanza, dell’amore che ha mandato avanti tutto per anni. È finita la malinconia dolce di cui un rapporto a distanza si nutre, la bolla di perfezione degli incontri si è rotta, bucata dalla stanchezza di una vita esausta in sala d’aspetto.
Come Livia, ce ne sono di donne che a un certo punto si stancano di dedicarsi a un amante, a un marito, a qualcuno che non vuole esserci. Ma per stancarsi bisogna avere aspettato tanto, essersi fatte andare bene l’attesa edulcorata dal pensiero che qualcosa sarebbe arrivato.
La proiezione sposta lo sguardo in avanti, il pensiero è proteso verso una data, una sera, un fine settimana, ma intanto sfugge il presente che è fatto di sostanza, soddisfazioni, inceppamenti, invecchiamento, rinascite, cioè la vita vera che Livia ha vissuto sospesa in attesa di Salvo, quasi al di sopra della realtà. Ma il qui e ora è un’altra cosa, è Salvo che non chiama per giorni, è Livia che aspetta fino a non poterne più. La distonia fra le due vite, quella che c’è e quella che immagini arriverà, si appiana quando Livia si sente finalmente libera di ricomporre lo sfasamento tra il tempo con e il tempo senza Salvo.
È un punto di non ritorno per una donna, può arrivare anche dopo una vita in cui all’altro si è dato un tale potere di gestione del tempo e del rapporto da averne perso la percezione. Livia ora vuole un tempo tutto suo, dove per Salvo non c’è più posto.

Cari lettori, siete mai stati in attesa di qualcuno? Oppure avete mai lasciato qualcuno ad aspettarvi? Com’è finita?

Potete scrivere a parliamone.rddv@gmail.com

Ferrara film corto festival

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dal 23 al 26 ottobre 2024
Quattro giorni di eventi internazionali dedicati al cinema indipendente, alle opere prime, all’innovazione e ai corti a tematica ambientale.

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it