“Fu così che, prendendomi le misure anche dove non serviva, le nostre anime presero le misure e si incontrarono. Piero è stato il mio primo amore“.
‘La rivoluzione del coniglio’ (Antonello Dose, Mondadori)
La mia amica S. mi mette in mano questo libro e mi dice: “Leggilo!”
“Ma… veramente io ne sto leggendo altri due…” dico. Lei però, tanto decisa quanto delicata, insiste.
Lo inizio subito il pomeriggio, ci capisco poco, ma mi piace, sorrido e mi commuovo anche se non vorrei, è una storia pazzesca di un’umanità larga e generosa.
Leggo quelle righe sulla misura che l’anima prende e penso che siano fortunati quelli che riescono e lo capiscono.
È che le misure a volte bisogna anche aggiustarle un po’, tornare a provarsi il vestito finchè non sta proprio bene addosso. Per misurare e misurarsi serve essere vicini perchè sulla distanza si misura poco e male, occorre di più se si intende incontrarsi davvero, per esplorare l’altro non bastano i cinque sensi che sono solo superficie.
Non so se qualcuno i sensi riesca ad attivarli tutti insieme contemporaneamente, in me l’odore e il tatto si sono sempre imposti su tutti gli altri, concedendo al gusto di qualche bacio di stare subito dopo.
Ma quando l’odore diventa consueto e i sensi meno reattivi per abitudine, allora serve proprio quella misura di cui parla Antonello Dose, che determina la sostanza del vero incontro, palpabile oltre il tatto, visibile oltre gli occhi, dialogante oltre le parole. Invochiamo la chimica e l’alchimia per giustificare la perfezione e l’inevitabilità di certi incastri, ma è di più, è davvero misura nei suoi diversi significati di equilibrio, unità nel tempo, angolazione da cui conoscere nuovi mondi. L’incontro di anime è soprattutto un modo per misurare noi stessi prima ancora che l’altro, è un metterci alla prova costantemente nelle infinite capacità che abbiamo e solo lì scopriamo di possedere.
Vi sono mai capitati incontri di questo genere, in cui avete avuto davvero la fortuna di misurare voi e l’altra persona insieme?
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Riccarda Dalbuoni
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