Abbiamo scherzato tante volte C. e io sull’uomo oblò, lei lo aveva in casa. Lo vedevamo ritagliarsi gli spazi più impensati, anche minimi, pur di affacciarsi da qualche parte, uscire all’improvviso.
C. accettava questo compromesso, era lo spazio di un oblò in cui lui si faceva sottile sottile rassicurando che non c’era niente di male in fondo. Ma sì, dicevo anch’io a C., lascia fare, ne ha bisogno, tra mezz’ora torna, dove vuoi che vada.
Poi, un giorno, da quell’oblò lui ha scelto il mare aperto. C. non era preparata, non lo ha neanche visto prendere la rincorsa, ha solo sentito il tonfo che tutto questo stava provocando dentro di lei.
È passata qualche settimana e C. sta mettendo in fila tutte le volte che, in tanti anni, lui stava facendo le prove generali per il grande tuffo, forse erano messaggi.
I compromessi, nella coppia, non si registrano mai a tavolino, sono accordi larghi che un po’ si dicono e un po’ no, ognuno si riserva la propria quota di interpretazione soprattutto in tema di libertà ed è giusto che sia così, perché fissarli troppo li renderebbe stringenti, chiusi e inaccettabili.
E se lo diventano, non è vero che basta essere chiari e dirselo, è difficilissimo fare capire all’altro che abbiamo già individuato la via di fuga definitiva, che è poi lo stesso oblò da sempre difeso con innocenza. L’oggetto del compromesso può diventare il motivo della rottura e ci troviamo a essere scesi a patti per qualcosa che aveva già insito il senso di una fine.
Non vuol dire che non si debba trovare un accordo tra le diverse spinte, di cui magari una centrifuga, ma dovremmo basare questo equilibrio sul dinamismo reciproco per evitare che quell’oblò si spalanchi all’improvviso su un mare in cui uno dei due rischia di affogare, mentre l’altro ha già preso il largo.
Che tipo di equilibri avete raggiunto nella coppia? E i compromessi sono sempre stati espliciti?
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Riccarda Dalbuoni
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