Tra scelte di testa e scelte di cuore, tra ragione e sentimento, come si sono comportati i nostri lettori? Lo hanno raccontato inviandoci le loro esperienze.
Thanatos vs Eros… chi vincerà?
Cara Riccarda,
anche stavolta ho letto con molto interesse il tuo racconto (fuggire da lei per paura dell’amore).
Nell’uomo che hai descritto, Thanatos prevale su Eros, la paura dell’amore e della conseguente sofferenza che ogni amore necessariamente genera (“…finisce sempre così, con la morte; prima però, c’è stata la vita…”) vince su ogni cosa.
Lui quindi rifiuta di amare, e di conseguenza di vivere…concordo con te quando, “uscendo” dal racconto, ti concedi un unico giudizio sul tuo personaggio “…un recinto, un luogo sicuro dove non aveva fatto più entrare l’amore e in cui, fondamentalmente, non aveva vissuto…”.
Devo e voglio vivere, ad ogni costo e cos’è vivere senza amare?
Alessandro
Caro Alessandro,
vivere senza amare è niente. Lo so che si possono amare il lavoro, le passioni e tante belle cose, ma senza l’amore per una persona in cui possiamo vedere anche il peggio di noi, non siamo niente. Persino l’amore narcisistico di cui parla Freud, tramite il quale amando l’altro, amiamo un ideale di noi stessi, contempla una persona oltre a noi. Qualcuno ci deve essere oltre il nostro piccolo o grande orizzonte, qualcuno che non siamo noi.
Riccarda
L’amica ritrovata e le ragioni del cuore
Cara Riccarda,
mi è successo con un’amica. Quella che in età adolescenziale è l’amica del cuore. Otto anni di vita comune, sempre insieme, mattino pomeriggio e a volte anche sera.
Poi per un motivo che non ricordo o che preferisco non ricordare, da un giorno all’altro basta, Sparita lei, sparisco anche io.
Ma la vita va avanti, deve essere riscostruita; tornare in luoghi dove eravamo state insieme, dai negozi preferiti, o nei locali frequentati in quel periodo, i ricordi facevano troppo male. Di conseguenza per vent’anni nella mia testa lei era il male, la persona cattiva che mi aveva fatto soffrire, non ammettendo naturalmente i miei errori. Se la nostra amicizia era finita la colpa era soltanto sua.
Poi arriviamo nell’epoca di facebook, dei gruppi di WhatsApp e mi vedo sullo schermo il suo nome e il suo numero di telefono, e allora il cuore manda a quel paese la ragione, e le mando un messaggio, ci vediamo e ci abbracciamo così forte da dimenticare i venti anni di silenzio. È stato talmente bello, che se mi dovesse capitare, che cuore e cervello prendano direzioni opposte, molto probabilmente seguirò il cuore, scelta sicuramente più pericolosa, ma preferisco il rischio, mi fa sentire molto più viva.
F.
Cara F.,
temo che cuore e cervello prendano da sempre direzioni opposte, se si trovassero a essere compagni concordi anche solo per un attimo, uno dei due non avrebbe motivo (o ragione) di esistere.
Quando siamo nella tempesta, per placarla, succede che tentiamo di conciliarli e di renderli anche solo lontanamente parenti, oppure decidiamo di prendere posizione, obbedire al cervello mettendo a riposo il cuore o, al contrario, abbandonarci al cuore facendo tacere il cervello.
Per esperienza, posso dirti che le cose così si ingarbugliano ancora di più, spunta qua e là un leggero rimpianto, la sicurezza vacilla e la parte che abbiamo scartato ci sembra non fosse del tutto da rifiutare. Che fare allora? Quando mi è capitato di trovarmi in situazioni simili, non ho fatto niente, ma ho lasciato che il cuore e il cervello se la sbrigassero tra di loro, mi sono messa a guardarli sorridendo un po’ delle loro schermaglie in bilico tra languore e rigidità, e alla fine la soluzione è emersa da sè, una germinazione nuova che mai avrei immaginato.
Riccarda
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Riccarda Dalbuoni
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