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Cos’è il fisico emotivo? Come interpretiamo quei movimenti che dall’interno ci spingono o ci bloccano quando viviamo?
Di seguito le lettere di Debora e Luigi.

Il gemello buono e il gemello cattivo

Cara Riccarda,
io non so se ho un fisico emotivo, non ci avevo mai pensato. So che in me ci sono due entità astratte differenti, quelle che io chiamo gemello buono e gemello cattivo del mio segno zodiacale.
Il gemello buono è quello che prevale, guida le mie emozioni e le mie reazioni nella vita quotidiana, è la gioia, l’amicizia, la sincerità, l’affetto. Il gemello cattivo, invece, è lì in perenne letargo. Esce solo quando il fratellino buono da solo non ce la fa e lo chiama in aiuto. Che siano questi i miei due fisici emotivi?
Debora

Cara Debora,
e tu li chiami astratti? Sono pura concretezza questi due Dioscuri che sanno sempre cosa fare, salvatori per eccellenza anche nella mitologia. Le categorie di buono e cattivo, potrebbero essere anche luce e ombra, profondità e superficie, rumore e silenzio o quello che ti pare, sono sicura che una o l’altra affiora e risolve senza che tu faccia niente.
Riccarda

Il quotidiano allenamento alla vita

Buon giorno Riccarda, non avevo mai interpretato o associato i comportamenti al fisico emotivo. Leggendo l’articolo ho scoperto che è possibile ed anche sorprendentemente corrispondente al modo in cui viviamo. Praticando sport, credo che per me sia più facile paragonarlo ad un atleta caparbio e ben allenato, che persegue i suoi obiettivi malgrado le difficoltà che si incontrano per raggiungerli. Dopo tanto tempo si impara a conoscere il proprio fisico e quindi a reagire nell’adeguata maniera a quanto succede. Ci sono gli infortuni che in questo caso assocerei alle delusioni, a volte sono gravi e ti tengono fermo per lungo tempo, rendendoti più prudente e diffidente quando riprendi l’attività. Ci sono gli errori di valutazione o eccessiva fiducia, che paragonerei al pretendere troppo dal proprio fisico e quindi alla fine ti affaticano o danneggiano anche gravemente facendoti ricominciare con la paura di ricascarci, ma poi, ogni volta, pensi che avendo un fisico allenato riuscirai a reagire al meglio e prosegui, commettendo sicuramente ancora alcuni errori di valutazione, ma questa è la passione e non sente ragioni. Poi ci sono i piccoli miglioramenti nelle tue prestazioni, ottenuti con sacrificio e li paragono alle piccole gioie che fanno grande la nostra esistenza, piccole soddisfazioni che ti spronano a continuare ad allenarti e in parallelo a considerare degna di essere vissuta al meglio la nostra vita malgrado le tante difficoltà. In conclusione, penso che sia proprio grazie a questi piccoli successi che il nostro fisico ogni volta si rigenera e seppur cosciente che arriveranno ancora infortuni, non è disposto ad arrendersi perché raggiungere nuovamente quei momenti, vale tutte le sofferenze e gli stop che affronteremo ancora, ma per far questo bisogna avere passione, senza, nulla ha sapore.
Luigi

Caro Luigi,
già, la passione non sente ragioni e non siamo mai fisicamente abbastanza allenati per farci meno male, quando capita di cadere. Siamo atleti della vita, appassionati al punto di correre anche quando non è proprio la nostra specialità. Ma ci proviamo lo stesso, il bello è non vedere mai il traguardo per non doverci fermare.
Riccarda

Potete mandare le vostre lettere a: parliamone.rddv@gmail.com

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it