I DIALOGHI DELLA VAGINA
Essere liberi!
Tempo di lettura: 2 minuti
Dopo un anno e mezzo di silenzio, un come stai? non è un approccio, è un atto di sfondamento alla cassaforte dei rancori. A quel numero, S. aveva associato una suoneria diversa e non l’aveva più sentita dal giorno in cui lui le aveva comunicato, per messaggio, che voleva un’altra vita.
Come stai scritto da lui non era un gesto di interesse, un pensiero gentile, ma la richiesta di attenzione, una pretesa di indulgenza, la convinzione di esercitare ancora qualche potere su di lei.
Il messaggio era arrivato al momento giusto, quando cioè lui era già stato ridimensionato, svuotato di un fascino solo apparente e visto con distacco.
Senza il filtro dell’amore e con l’aiuto del tempo, le persone appaiono molto diverse, spesso altre, irriconoscibili e sicuramente più autentiche. In quel messaggio S. leggeva presunzione, voglia di conferma di essere l’uomo grande che davvero lui credeva di essere, quello che con l’epifania di un messaggio pensa di sconvolgerti ancora una volta. Ma si sbagliava. S., che non lo aveva mai cercato in tutti quei mesi, gli aveva scritto ciò che pensava e della liberazione da quella sua presenza che l’aveva abitata per molto tempo. Il messaggio, inaspettato, era stato la prova che lui non era più niente, nemmeno un sussulto.
E da abile manipolatore, non tollerando una reazione che non gli lasciava margini, si complimentava con S. per la ‘rivincita serale’. Come a dire che le aveva dato anche questa possibilità, un piccolo sfogo, una rivincita da poco che tanto non lo avrebbe toccato.
“La mia rivincita è iniziata quando ho smesso di amarti, e non è da questa sera” aggiungendo anche come lei ora lo vedeva: un piccolo uomo tronfio.
Non serviva altro, lui rispose con faccine che ridono perchè le parole di S. potevano solo essere ridicolizzate, respinte con una faccina stupida per renderle meno vere.
S. sapeva di averlo spiazzato e di non essere stata, per la prima volta, corrispondente alle attese di un uomo che si aspetta un eterno sì.
Vi è mai successo di capire il momento esatto in cui avete abbandonato qualcuno? Quando, cioè, l’altra persona ha smesso definitivamente di fare presa su di voi? Qual è stato il segnale che vi ha dato la prova di essere liberi?
Potete mandare le vostre lettere a parliamone.rddv@gmail.com

Sostieni periscopio!
Riccarda Dalbuoni
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani