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“Fammi capire: quindi le donne hanno due bocche? Non vi bastava parlare con la bocca, adesso dovete dire le cose anche con la vagina?”.
Un amico, commentando con ironia l’avvio di questa rubrica, è andato dritto all’essenziale, a quello che, per alcuni, potrebbe diventare un problema: altre parole, come se noi donne non ne dicessimo abbastanza tutto il giorno. L’autore di questa battuta non ne era certo spaventato, anzi, ci troviamo spesso a ragionare su maschile e femminile e sui ruoli che tendiamo ad assumere e di cui poi fatichiamo a liberarci. Ma credo abbia involontariamente ammesso il pensiero di molti.
Leggendo le lettere che da novembre sono state indirizzate a questa rubrica, mi sono convinta che sarebbe riduttivo pensare che le donne semplicemente amino parlare. Le donne, piuttosto, amano raccontarsi svelandosi un po’, coscienti che essere meno invisibili, in particolare a se stesse, è una strada praticabile. Ho ricevuto lettere di persone che hanno fatto pace col passato riuscendo finalmente a illuminarlo, altre che hanno chiuso col futuro e con l’idea di una nuova felicità possibile.
I post scriptum delle e-mail mi sono parsi ancora più veri, parlavano della fatica di condividere ciò che si è, ma anche della volontà di farlo per sè e per chi potrebbe ritrovarsi in quegli scampoli di vita.
I dialoghi della vagina sono nati proprio per questo, come altra ‘bocca’, soprattutto quando la voce fa fatica a uscire. Tante parole vengono facili, ma non tutte.
Raccontateci allora qualcosa di voi, quel particolare di vita che proprio stenta ad affacciarsi.

Potete inviare le vostre lettere a: parliamone.rddv@gmail.com

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it