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Assaggiare, gustare… e imparare a nutrirsi

Cara Riccarda,
nella vita, a meno che non si sia così fortunati da essersi imbattuti subito nella persona che ci accompagna e ci accompagnerà per tutto il percorso, si fanno diverse esperienze.
Certamente si possono distinguere due macrocategorie, quella delle montagne russe e quella delle passeggiate tranquille.
Premesso però che in entrambi i casi c’è una piccola parte dell’altra caratteristica – e non sempre quando emerge è indolore – posso dire che è tappa obbligata per tutti fare almeno un giro sulle montagne russe.
Poi, scegliamo. Dopo l’esperienza, la scelta.
Non voglio dire che il caso non ci metta lo zampino, ma una volta assaggiate le montagne russe e anche la passeggiata tranquilla, raggiunta una certa maturità “anagrafica”, sappiamo cosa ci piace e cosa no.
E un po’ come si fa con i cibi, ricerchiamo quello che ci soddisfa di più, schifiamo ciò che proprio ci disgusta e ogni tanto ci invogliamo di qualcosa che sicuramente ci farà venire mal di stomaco, ma che ci attrae a tal punto che siamo disposti a soffrire.
La cosa preoccupante è che la scelta non è una e per sempre. Troppe variabili ci influenzano, troppi impulsi ci stimolano.
Noi e anche il nostro partner.
Poi… magari siamo state convinte di aver scelto una passeggiata tranquilla e invece riscopriamo che accanto a X la nostra passeggiatina è uno strapiombo.
Oppure pensiamo di essere noi la passeggiatina, mentre Y ci tira fuori il lato pericoloso (ma davvero ce l’ho anch’io? Ma chi è quella pantera che allo specchio ricambia il mio sguardo?)
Quindi, fondamentalmente, cerchiamo ciò che in quel dato momento della nostra esistenza abbiamo bisogno di trovare, e siamo noi stessi ciò che in quel momento abbiamo bisogno di essere.
D.

Cara pantera allo specchio,
la metafora gastronomica che utilizzi mi pare azzeccata: crescendo, cambiamo gusti, diventiamo più raffinati, o forse solo più selettivi. Aggiungerei che impariamo ad amarci di più e abbandoniamo quel ‘cupio dissolvi’ che spedisce dritti da chi non ci fa stare bene.
Concordo con te, da lì ci si deve passare, da quell’esperienza che ti mette sotto sopra, ma che poi ti fa dire ok scendo e vado a fare due passi. Una mia amica mi ha ricordato che non si resta vittime per sempre e ha ragione, dopo un po’ ci si stanca e si sceglie. Essere stati a testa in giù, però, un fattore positivo lo ha: vedi il mondo capovolto e poi te lo ricordi.
Riccarda

Le montagne russe, fuori e dentro di noi

Cara Riccarda,
credo di aver preso le montagne russe o forse le montagne russe sono io.
Poi nel tempo abbiamo preferito la tranquillità, la passione che sa aspettare, i piccoli gesti, la quotidianità.
Adesso che mi guardo attorno mi accorgo che le montagne russe sono la vita che mi circonda: gli imprevisti, la malattia, le gioie, la ricerca del tempo libero, il lavoro, gli amici veri e i lunatici.
Forse siamo cambiati per questo: per stare insieme sempre, nelle montagne russe.
V.

Cara V.,
è la prima lettera che arriva in cui il paesaggio davanti è da gustare in due e anche i verbi sono coniugati al plurale. Le montagne russe sono fuori di voi, mentre per la maggior parte delle persone io credo siano dentro e spesso ingovernabili perchè ad attivarle è un altro che ci gioca come con un trenino elettrico.
Riccarda

Il prezzo e il premio dell’esperienza

Cara Riccarda,
che belle domande… domande che in un attimo ti fanno passare la vita davanti… e in un attimo cerchi d’istinto di dare una risposta che possa soddisfare il tuo bagaglio, la tua strada, il tuo percorso. Risposta però non banale, merita una riflessione di testa e di cuore, una risposta che chi ascolta il cuore, sa. Non esiste un giusto o sbagliato, un meglio o un peggio, ogni esperienza ha la sua radice e il suo frutto.
Ho sempre sentito dire che il primo amore non si scorda mai, è vero, io ho ancora ben presente l’entusiasmo di quella giostra, le giravolte, l’adrenalina, ma ricordo molto bene anche la delusione del suo inaspettato e rapido finale.
Un finale che ha segnato ogni altro passo della mia vita, un finale che ha aiutato a crescere e a maturare la mia identità, il mio frutto, il mio perché, la mia risposta: io volevo essere la montagna russa per il mio uomo, io volevo essere il suo sospiro sospeso, la sua adrenalina, la sua aria.
Ho concentrato tutto su di me, su quello che volevo essere e su quello che volevo e posso dire che ho trovato un uomo che mi fa sentire la sua montagna russa ed è la mia certezza più grande.
P.

Cara P.,
leggendo le vostre lettere scopro che le montagne russe non sono la stessa giostra per tutte. Per alcune sono uno sballo, per altre un’esperienza da archiviare tra gli azzardi da non fare più. C’è poi chi, come te, riesce pure a pilotarle ed è meraviglioso se non ti scappa di mano il volante. Perchè questo è il rischio, una vertigine che all’altro, a lungo andare, potrebbe anche non piacere.
Riccarda

Vivere sospesi? No grazie!

Cara Riccarda,
il passato è stato da montagne russe e a forza di stare sospesi è venuta a mancare la stabilità. Oggi vorrei avere un ‘narcisista solido’, uno che ogni tanto mi accompagna sulle montagne russe…ma siccome non si può avere tutto, sulle montagne russe ci vado con le amiche.
Debora

Cara Debora,
ma sei proprio sicura di volere un narcisista solido? Ti consiglio le amiche, il narcisista, per definizione solido nelle sue certezze di comando, decide lui quando e quanto in alto lasciarti sospesa. Spero tu abbia un paracadute che ti accompagni a terra.
Riccarda

Uomini o omìni? A ognuna il suo

Cara Riccarda,
ci sono uomini pieni di paure, insicuri, che non vogliono giocare rischiando un po’ del loro.
Mezzi uomini insomma, omìni.
Per mia esperienza, se ne incontrano a stormi in fase adolescienziale, come è giusto che sia secondo natura; poi crescendo rimangono comunque la prevalenza, ma diminiscono lievemente di numero per la normale maturazione di alcuni.
Il sesso opposto, sempre alla ricerca dell’anima gemella per eccellenza, rimane affascinato dai colori sgargianti delle mezze calzette, abili camuffatori, mai poi con la tenacia che contraddistingue la categoria, riesce solitamente, nella stragrande maggioranza dei casi, a catturare l’uomo giusto per sè, quello che le farà star bene per la vita o per buona parte di essa si spera.
Poi ci sono donne a cui piacciono gli omìni, ma quella è un’altra storia ancora.
Carla

Cara Carla,
siccome tra omìni, camuffatori e mezze calzette, il panorama è da brividi, che ne dici di puntare all’indice di maturazione che avviene tra alcuni esemplari nello stormo?
Riccarda

Potete inviare le vostre lettere a: parliamone.rddv@gmail.com

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it