Umidità come fosse novembre, ma è un pomeriggio di fine maggio. L’enoteca è l’unico ambiente in cui riprendere da dove si erano lasciati. In sospeso c’era il perché di un rapporto finito, la sopravvalutazione che a volte si fa e cosa manca perché una storia sia davvero una storia.
A lei viene la tosse, quella stizzosa, incontrollata, tra la gola e il petto che si muove quando lui, quell’amico che fa le domande difficili, gratta lì dove si aggrappa l’ingorgo delle emozioni.
Ma va già meglio di un tempo, quando lei nemmeno sapeva perché nascesse quella tosse vera, inopportuna e dichiarativa.
Mi fai venire la tosse, gli confessa e ammette che c’è qualcosa di traverso, silente, ma fastidioso e bastano le sue domande a farlo vibrare nella gola. Ma mentre parla, la tosse si calma, le parole sciolgono la debolezza nascosta, con lui la verità viene fuori, lo stato delle cose si vede meglio e il groppo passa, come avesse bevuto un bicchiere d’acqua.
È ora di darsi tempo, le dice, e di imparare un approccio che lei non ha: la capacità di chiedere, rivelare bisogni, magari riparo.
Se butti fuori e chiedi, poi non gratta poi, risponde lui.
Lei pensa che sia vero e soprattutto giusto, immagina già dialoghi liberi, senza neanche un colpo di tosse.
E a voi che segnali manda il vostro corpo quando siete in difficoltà? È mai capitato che il corpo parlasse al posto vostro?
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Riccarda Dalbuoni
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