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Cambiare direzione, abbandonare schemi e ruoli per scoprirsi nuovi. I lettori raccontano quella volta che hanno preso strade diverse.

Fondo cieco

Cara Riccarda,
nonostante le strade a fondo chiuso con tanto di cartello, io le prendevo lo stesso e, arrivata alla fine, mi meravigliavo anche di non potere proseguire. Poi ho cercato di essere più accorta e girare l’angolo appena intravedevo il muro dove avrei potuto schiantarmi.
B.

Cara B.,
non so se per saggezza o perchè ci alfabetizziamo, ma a un certo punto impariamo a leggere i cartelli. Dobbiamo sempre prima sbagliarne un po’ (anche se ci indicano tutti lo stesso pericolo), però finalmente riusciano a decodificare i segnali. Non solo i segnali che l’altra persona ci manda, ma soprattutto i nostri che, sempre, provano a suggerirci che sarebbe meglio cambiare percorso. Ma questa nostra voce interiore, sottile e discreta in genere la ignoriamo perchè pare un po’ contromano rispetto alla strada che vorremmo prendere. Salvo poi darle ragione.
Riccarda

La strada del tempo

Ciao Riccarda,
a volte si pensa che più passa il tempo, più si invecchia e più sia difficile abbandonare abitudini, riti, pensieri ormai radicati nell’anima che ti portano a compiere sempre le stesse azioni, ad aspettarti sempre le stesse reazioni, a chiederti il perché la tua vita sia un circolo vizioso e ti riproponga ciclicamente sempre le stesse cose tanto da chiederti perché ancora.
Da poco mi sta, invece, succedendo il contrario, un’inversione di marcia, un arrivare in fondo alla strada, girare le spalle e cambiare direzione. Forse una serie di cambiamenti davvero importanti del periodo mi fanno svegliare al mattino pensando che oggi ci sono e domani non so e già solo questo pensiero è una strada nuova.
Sa.

Cara Sa.,
ogni volta che mi è successo di sentirmi in un circolo vizioso, la prima tentazione è sempre stata lamentarmene e starci lo stesso. Abbandonata questa tendenza all’immobilismo, è bastato davvero poco per cambiare qualcosa: accettare un invito, comprare una pianta, buttare via un paio di scarpe, uscire a correre, fare la prima cosa che mi passava per la testa purchè nuova e senza farmi troppe domande. Ed è sempre mutato qualcosa che ha innescato altro e così via.
Se giriamo in tondo è perchè ci siamo inceppati su noi stessi. Ripartire è meno costoso e meno difficile che restare a mollo in una perenne palude Stigia.
Riccarda

Potete scrivere a parliamone.rddv@gmail.com

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it