I DIALOGHI DELLA VAGINA
Assenza e silenzio: sempre negativi oppure no?
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“Cosa voglia tu, io non lo so, non te l’ho mai chiesto e avrei dovuto. Da te a me, uno spazio che si è fatto siderale, ma che è stato anche di totale aderenza, quella che solo due corpi possono avere. Non penso di essermi sbagliata, per questo ho cercato e ricreato momenti, ore in cui ho trovato reciprocità, interesse, passione da te a me, da me a te. Ecco perché dormivo poco, mi piaceva troppo. Amore è un pensiero che scotta e ti garantisco di averlo congelato per diverso tempo. Poi non so, si è sbrinato da solo e ho lasciato fare. Su questo sono sempre stata sincera con te, perchè questa sono, voglio aggiungere, non togliere a me e a chi mi è vicino. E il tempo che abbiamo passato insieme qualcosa mi aggiungeva. È chiaro che mi manchi. Mi manchi a cena, nel letto, sulla pelle”.
Una mail per dirgli che la mancanza è una presenza pesante, concreta, quasi fisica. Avrebbe voluto diventare per lui un pensiero continuo e non solo contingente e limitato ai loro incontri. Lei credeva questo, di averlo sfiorato almeno un po’, ma non abbastanza da essere trattenuta, non abbastanza da abitarlo in quella sua dimora interiore così cupa. Aveva intravisto qualcosa di lui e le era piaciuto più del fascino esteriore che ben conosceva. Cene, notti, colazioni insieme, ma anche messaggi senza risposta, silenzi di giorni, vane attese.
Nonostante tutto, non riusciva ad avercela con lui.
L’assenza e il silenzio, anche quando pesano tanto, sono sempre negativi? Se riusciamo a starci, almeno un po’, non sono forse la giusta distanza che aiuta a vedere meglio le cose, a capire se ci teniamo davvero? Come vi comportate? Tendete a rifugiarvi in un silenzio lontano o a fare fracasso per non sentire niente?
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Riccarda Dalbuoni
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