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I DIALOGHI DELLA VAGINA
A DUE PIAZZE – Mnemosine e Lete

La dannazione di ricordare sempre tutto: Riccarda e l’amico Nickname discutono su chi, nella coppia, abbia la capacità di afferrare e chi rivendica il diritto all’oblio.

N: A cena un giovane amico coraggioso mi confessa che sta per sposare la sua morosa. “Che lavoro fa?” chiedo. “La psicologa. Discutiamo spesso. Lei scende sempre in profondità, e poi non dimentica. Non dimentica mai nulla. Ricorda tutto”. Coraggioso davvero, ai limiti dell’incoscienza. “Però se la sposi vuol dire che funziona, no? Come fai?” “Le dico che deve essere leggera, e farsi meno pippe!” Me lo dice senza tracotanza, da ragazzo, con un candore adamantino. Forse tra loro funzionerà.

R: La coraggiosa è lei, mica lui. È lei quella che candidamente si presenta così come è: capace di non dimenticare nulla, di approfondire, di essere scelta per come è. Lei gli sta dicendo: guarda che se mi sposi ogni parola non volerà via leggera, ma l’afferrerò e solo io la ricorderò quando tu non saprai neanche di averla detta. Se mi sposi, non ti sarà lecito dirmi ma sì è lo stesso perché tutto dovrà sempre avere un perché.

N: La capacità di non dimenticare nulla assomiglia a una dannazione, per chi ce l’ha e per chi la subisce. Non difendo certo l’indifferenza delle parole: ma proprio perché è la donna a saper voltare pagina, la donna che sa chiudere le porte, non giustifico l’impiccagione per parole dette mesi o anni prima. O si chiarisce al tempo, o diventa l’esercizio di un diritto al rancore al quale preferisco il diritto all’oblio.

R: Anticamente per accedere agli Inferi, era necessario bere a due fontane, una dedicata a Mnemosine, che tutto ricorda, e una a Lete, che tutto fa dimenticare: le anime le avrebbero sapientemente dosate.

N: Io di solito bevo acqua Lete…

Voi a quale fonte vi abbeverate? Dimenticate e procedete leggeri o tendete a ricordare tutto?

Potete scrivere a parliamone.rddv@gmail.com

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.


PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)