I DIALOGHI DELLA VAGINA
A DUE PIAZZE – Le domande del giorno dopo
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Nella puntata precedente di ‘A due piazze’, Riccarda e Nickname si sono confrontati sulla “domanda” del mattino dopo: quell’approccio, a volte complice e a volte no, che vuole sapere come sia andata la sera prima. E se la risposta non arriva? Ecco cosa ne pensano i lettori.
Domande scomode… incomode…
Cara Riccarda, caro Nick,
sono una donna strana che chiede come è andata ieri sera perché voglio sapere e lo voglio sapere subito, ma non ho mai particolari risposte. Temo lui non capisca cosa io intenda veramente, cosa sto chiedendo. E arriva lo spiffero di silenzio.
M.
Cara M.,
più che uno spiffero, ti arriva una folata di silenzio. Allora non sarebbe meglio lasciare perdere ed evitare di fare quella domanda? Non tutti riescono (o vogliono) alfabetizzare cosa provano, ma tu che sei lì lo puoi cogliere anche senza parole.
Riccarda
Cara M.
esiste una regola non scritta, che adesso, in via eccezionale, scrivo: non fare domande delle quali non ti piace sapere le risposte.
Nick
Uomini da tabelline… e poi il bingo!
Cara Riccarda, caro Nick,
ho conosciuto uomini che volevano un voto alla prestazione, ma anche uomini talmente sicuri di sé da non chiedermi cosa ne pensassi. E poi ho conosciuto un uomo, che ora è mio marito, che mi racconta le sensazioni che prova e riesce a farlo meglio di me.
V.
Cara V.,
gli uomini talmente sicuri di sé da non chiedere nulla, aprono un silenzio egoista e strafottente che noi donne percepiamo perfettamente. Possiamo anche raccontarcela che va bene così, ma poi arrivano uomini come tuo marito che ti fanno capire quanto tirchie con noi stesse siamo state ad accettare certe cose.
Riccarda
Cara V.
tuo marito è un alieno. Quindi hai una inclinazione naturale per i rapporti e le mescolanze tra esseri di diverse specie viventi, e questo, in tempi di purezze e integralismi, è un gran dono.
Nick
Potete scrivere a parliamone.rddv@gmail.com

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Riccarda Dalbuoni
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)