da MOSCA – L’autunno, iniziato ufficialmente Il 23 settembre, è ormai nella sua piena maturazione. Stagione romantica, di foglie che cadono, di colori caldi e avvolgenti. Ci sono il marrone, il beige, il giallo e il verdino spento, ma anche il rosa delle luci delle case che rimbalza sui vetri come in un colorato e felice caleidoscopio. Gli alberi si spogliano, fanno cadere i vestiti secchi pronti per il prossimo rigoglio primaverile, quando ci sarà la nuova rinascita. Alcuni si addormenteranno nel lungo e rigido inverno, altri intrecceranno i loro rami secchi in un lungo e forte abbraccio che li scalderà. Perché l’unione farà la forza.
I bambini nelle scuole prepareranno orsetti e spaventapasseri da ritagliare, alberi, cornici e copertine da colorare, lavoretti per i genitori e i nonni, magari già pensando al Natale. E poi ci sono uva, mele, castagne, mandorle, noci, cachi e clementine. L’odore dei mandarini sbucciati. Cestini di frutta secca e ghirlande di pigne autunnali.
Spuntano cappotti, cappelli, guanti e sciarpe, soprattutto qui a Mosca, dove inizia già a fare freddino. Da un palazzo antico si sente suonare l’omonima stagione di Vivaldi. Le note leggere di pianoforte accompagnano le passeggiate di chi va a zonzo per la città.
Per molte culture, l’Equinozio d’autunno è un giorno di celebrazioni, un momento speciale nel quale le forze di luce e tenebra sono in perfetto equilibrio. Anche per noi è un passaggio importante, un tempo per la meditazione, per rivolgersi all’interno, durante il quale la separazione tra visibile e invisibile si assottiglia fino quasi a scomparire. Nella memoria delle antiche popolazioni celtiche, l’Equinozio autunnale veniva festeggiato col nome di Mabon: il giovane dio della vegetazione e dei raccolti. Indicato col nome di Maponus, nelle iscrizioni romano-britanne, è il figlio di Modron, la Dea Madre: rapito tre notti dopo la sua nascita, fu imprigionato per lunghi anni fino al giorno in cui venne liberato da Culhwch, cugino di Re Artù. Il suo rapimento è l’equivalente celtico del rapimento greco di Persefone. Nell’antica Grecia si celebravano i Grandi misteri eleusini, che rievocavano appunto il rapimento di Persefone, figlia della dea Demetra che regolava i cicli vitali della terra, condotta agli inferi dal dio Ade che ne fece la sua sposa. La leggenda racconta che Demetra, come segno di lutto e fin quando non riebbe sua figlia, rese impossibile il germogliare delle sementi e delle piante e sterile la terra. Ogni autunno si rivive il sacrificio degli dei che, dopo le gioie e le glorie amorose della primavera e dell’estate, dopo aver dato con la massima potenza fecondante i frutti a tutti gli esseri viventi, sono costretti a declinare nel buio della Terra. Che però resta casa, ventre, madre, riparo accogliente.
L’equinozio è anche il tempo del seme, delle radici officinali, delle potature, del compost e dell’acqua. In Francia, dal 1793 al 1805, questo giorno divenne il Primo dell’anno e in Giappone ancora oggi è una festività dedicata agli avi e alla famiglia.
Da poco passato l’equinozio, passeggiamo fra i colori, sapendo che i posti più belli in questo momento dell’anno sono sicuramente Canada e Giappone, ma che noi siamo qui. Contenti, comunque, di poter respirare una fresca aria di casa, sotto le stelle.
E allora, benvenuto dolce, timido, caldo e sereno autunno.
Foto di Simonetta Sandri
In occasione dell’arrivo dell’’autunno il New Yorker ha selezionato 40 sue bellissime copertine autunnali. Il settimanale statunitense è celebre anche per la bellezza e varietà delle sue copertine. Tra queste, alcune traggono spunto dagli elementi classici dell’autunno: foglie secche che cadono al suolo, alberi spogli, nature morte, quasi tutto in tinte virate all’arancione. Ce ne sono anche altre, però, che reinventano gli stessi elementi e ci aggiungono un po’ di fantasia, come quella del 12 settembre del 1994, con impiegati in giacca e cravatta che camminano sui trampoli con le loro valigette, mentre alle loro spalle si staglia lo skyline di New York [vedi].
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Simonetta Sandri
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