Inseguire il proprio sogno per una vita, fino ad accorgersi di esserne divenuti preda, rimanere intrappolati, incatenati, vittime delle proprie ambizioni. “Hotel California” è in assoluto il brano più emblematico e controverso della storica band statunitense Eagles, la sua astrattezza ha dato adito alle interpretazioni più disparate: chi ci ha visto la droga, chi l’erotismo, chi il satanismo. Ma che cos’è Hotel California? Siamo nel 1977, il decennio d’oro del movimento musicale post-Woodstock volge ormai al termine, le sonorità americaneggianti ispirate dal blues delle origini, dal folk e dal country stanno per cedere il passo alle nuove atmosfere dalle inedite timbriche (decisamente più gommose) degli anni Ottanta. Nel frattempo il commercio discografico aveva preso il sopravvento sull’arte e si era così passati dall’avere un mercato della musica all’avere una musica del mercato.
Il sogno americano vacillava, gli artisti da uomini liberi erano ora divenuti ostaggi delle potentissime case discografiche.
“Welcome to The Hotel California
Such a Lovely Place
Such a Lovely Face”
Il denaro, la lussuria, gli eccessi, ad altro non servono che a far dimenticare agli ospiti di trovarsi in una prigione di gran lusso: i loro sogni e la loro immagine sono proprietà dell’industria musicale, trasformati in prodotti in serie per i mercati di massa.
Se l’Hotel California è metafora di un sogno divenuto incubo, i versi della canzone ne rappresentano la presa di coscienza: gli stessi membri della band hanno definito il testo come “un viaggio dall’innocenza all’esperienza”, un’esperienza dalla quale evidentemente si vorrebbe fuggire, tornare indietro nel tentativo di liberarsi, di ottenere nuovamente la libertà:
“Last thing I remember
I was running for the door
I had to find the passage back
To the place I was before”
Il tentativo di fuga però è destinato al fallimento: non è concesso agli umani cancellare il proprio passato, ed i musicisti mainstream, pur se considerati dal pubblico alla stregua di divinità, altro non sono che uomini; questo è il motivo per cui mai si può uscire dall’Hotel California. Lapidaria è l’ultima frase del testo, chiave di volta della grande metafora prima del leggendario assolo di chitarra.
“You can checkout anytime you like
But you can never leave”
Buon Ascolto.
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Fulvio Gandini
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