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Quando la ministra della Sanità era Beatrice Lorenzin (il cui curriculum è diploma di maturità classica), ero sconvolto dalla quantità di persone che mi davano dell’ antiscientifico perchè sospettavo che la sua idea di rendere obbligatori 12 (dodici) vaccini avesse poco a che fare con la “scienza” e molto a che fare con una follia prezzolata, definibile più elegantemente come un notevole investimento “geopolitico” fatto da Big Pharma sul nostro paese. Ma un esavalente (difterite/tetano/pertosse/polio/hib/epatite b) la cui prima dose è fatta a bambini di tre mesi e che, almeno in Italia, non è facile reperire e farsi somministrare come vaccino monovalente, più altri 6 vaccini mi sembrava una enormità. E in ogni caso, dopo tutte queste perplessità, io, al mio tempo, mi sono vaccinato e mio figlio, a suo tempo, pure.

Adesso invece sono sconvolto dalla quantità di persone che scendono in piazza contro la “dittatura sanitaria” perchè lo Stato chiede loro un certificato di avvenuta vaccinazione anti-Covid, o sostitutivo per i soggetti “fragili” (una epidemia che ha fatto, secondo le statistiche, circa 4 milioni di morti) per andare al bar o al ristorante o al museo, piscina, palestra. A me dispiace molto, lo dico senza ironia, per i bar e i ristoranti che dovranno fare a meno degli incassi di costoro (i pasdaran della libertà, non i 500.000 voltagabbana che sono corsi a prenotare il vaccino quando hanno capito che avrebbero perso lo spritz). Sono altresì basito per la fine che hanno fatto le parole, per lo smottamento del loro senso. In una cosiddetta “dittatura sanitaria”, se non esibisci il green pass non puoi entrare al ristorante, ma puoi assembrarti quanto ti pare in piazza per urlare la tua “libertà contro l’oppressione”. Puoi anche sputare ai giornalisti e dare loro dei pezzi di m… in piena libertà:  https://youmedia.fanpage.it/video/aa/YP2ZxOSwxz7WUCZ3

In una dittatura, se provi ad andare in piazza vieni picchiato e messo in galera. Sandro Pertini, Leo Valiani, Vittorio Foa, possono parlare di libertà e dittatura. Gianluigi Paragone, Diego Fusaro, Vittorio Sgarbi non possono. Per parlare di qualcosa di serio, e tragico, come una dittatura, bisogna correre un rischio e assumersi una responsabilità. Questi tribuni da strapazzo non corrono alcun rischio. Li vorrei vedere in Bielorussia, in Corea del Nord. E anche tu (uno dei mille ferraresi, magari) che vai in piazza dopo una vita passata a non andarci mai, e ti trovi insieme a Forza Nuova e Casa Pound, che ti guidano con il saluto romano. Loro che, visti i simboli che ostentano, di dittatura dovrebbero intendersene, e invece nemmeno loro ne sanno nulla (per loro fortuna e per nostra sfortuna). Non sanno niente, e tu sfili in piazza con loro.

“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”

Umberto Eco

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Nicola Cavallini

E’ avvocato, ma ha fatto il bancario per avere uno stipendio. Fa il sindacalista per colpa di Lama, Trentin e Berlinguer. Scrive romanzi sui rapporti umani per vedere se dal letame nascono i fiori.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it