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13 Agosto 2018

Grazie Alfio

Tempo di lettura: 2 minuti


La mattina dello scorso 8 agosto sono stato svegliato da un messaggio di poche lapidarie parole: è morto Alfio Finetti.
Da quel giorno di neanche una settimana fa stiamo quindi vivendo in un mondo senza il nostro unico e inimitabile cantore .
Purtroppo non ho avuto la fortuna di vederlo dal vivo, non ho avuto la fortuna di fare due parole con lui ma posso dire di aver avuto – e che avrò sempre – la fortuna di ascoltare la sua musica.
Non è assolutamente una cosa da poco, è una fortuna che ad esempio a New York se la sognano.
Loro hanno avuto Lou Reed ma Lou Reed ce l’abbiamo anche noi e a noi va pure meglio perché abbiamo tutti e due.
Ѐ una cosa che non scambierei con niente al mondo perché grazie alle canzoni di Alfio Finetti ho potuto – e posso – ridere, imparare delle cose che purtroppo rischiano di scomparire, arricchirmi come musicista, andare a caccia di dischi suoi e scoprirci dentro cose sorprendenti.
E quelle cose sorprendenti le posso vedere tutti i giorni.
A New York invece, ma anche boh, a Parigi, in Gabon, in Australia: avec al caz, proprio come ci ricorda quella grande barzelletta.
Grazie ad Alfio Finetti – io che non sono nato qui – sono riuscito ad amare ancora di più questa città che mi ha accolto e mi ha insegnato a cercare di vivere come un ometto.
Questa è una delle tante cose per cui sarò sempre grato a quell’uomo.
Un’altra è questa cosa che ho pensato mentre quell’8 agosto, verso sera, mi trovavo al supermercato a cercare qualcosa da mangiare e – per forza – ho sentito il dovere di investire 3 umili euro + 49 centesimi in una confezione di cappellacci confezionati.
Mentre andavo verso la cassa ho pensato che avrei dovuto godermi quei cappellacci come se fossero gli ultimi cappellacci presenti nell’intero universo.
Mi è sembrato un modo onesto e soprattutto doveroso di chiudere quella giornata che non penso mi dimenticherò.
Grazie Alfio, speriamo che adesso qualcuno ristampi quei dischi e ti costruisca qualcosa che magari non sarà mai Graceland ma sarà pur sempre la nostra Graceland.

Al Re dla miseria (Alfio Finetti, 1976)

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