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Da Servizio Organizzazione Interna e Comunicazione Confagricoltura

Il Coordinamento Nazionale di Agrinsieme, unitamente a Compag (la Federazione Nazionale Commercianti Prodotti per l’Agricoltura), ha inviato una lettera al Ministro delle Politiche Agricole Martina, al Ministro della Salute Lorenzin, dell’Ambiente Galletti e dello Sviluppo Economico Calenda, al fine di sottolineare l’importanza del glifosate per il settore agricolo e chiedere che l’Italia tenga conto del recente parere dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), la quale ha affermato che non esistono prove scientifiche per classificare il glifosate come cancerogeno – lo ricorda il Coordinatore di Agrinsieme Ferrara Pier Carlo Scaramagli, che aggiunge – Sono stati pertanto confermati gli indirizzi già espressi dall’EFSA (l’autorità europea per la sicurezza alimentare) dalla FAO, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e da altri organismi scientifici internazionali, che ritengono non sussista un reale rischio per la salute umana; analogamente le valutazioni d’impatto ambientale all’interno degli utilizzi nelle dosi e modalità autorizzate, indicano la non sussistenza di reali pericoli, dato il minimo impatto ecotossicologico della sostanza. Agrinsieme ha pertanto chiesto ai Ministri che venga espresso parere positivo al rinnovo dell’autorizzazione del principio attivo, considerato che l’estensione provvisoria dell’autorizzazione all’uso del glifosate scade il prossimo 31 dicembre. Occorre ricordare inoltre che lo scorso agosto, con due decreti emanati dal Ministero della Salute, vennero stabiliti in via cautelativa criteri stringenti per l’utilizzo di prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosate, al fine di garantirne il corretto uso agronomico, prescrivendo divieti in relazione ad usi non agricoli. Se non dovesse essere confermata l’autorizzazione al glifosate – conclude il coordinatore di Agrinsieme Ferrara – le aziende verrebbero private di un importante strumento per il loro lavoro, rendendole meno competitive rispetto alle aziende di Paesi Extra UE, dove la sostanza resterebbe comunque ammessa.

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