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Gli studenti del Montalcini parlano della toccante e profonda esperienza del carcere con l’autrice e docente Marina Berti

Articolo pubblicato il 11 Marzo 2019, Scritto da Riceviamo e pubblichiamo

Tempo di lettura: 2 minuti


Da: Addetta stampa IIS Montalcini

Sabato mattina le classi quinta e terza dell’IIS Montalcini sede di Argenta hanno incontrato l’autrice Marina Berti che ha parlato con i ragazzi del suo libro ‘La pietà dei ricordi per Jon, che racconta la storia di uno psicologo che chiede aiuto per questo ragazzo che si trova in carcere, Jon appunto.
Lo psicologo del carcere é convintissimo che sia possibile cambiare le sorti dei detenuti.
Questa mattinata é voluta essere una condivisione con la prof.ssa Berti di tutte le storie di vita ed esperienze vissute dall’autrice in prima persona quando lei stessa era insegnante di lettere nel carcere di massima sicurezza di San Gimignano.
‘I carcerati non sono dei numeri, sono esseri umani’, questa è la frase con cui l’autrice ha aperto i lavori.
L’incontro é continuato con numerose domande poste dagli studenti del Montalcini, che di recente hanno visitato il carcere di Ravenna e hanno avuto la possibilità di parlare con i detenuti in esso rinchiusi.
Gli studenti hanno studiato, inoltre, nelle discipline di psicologia e Igiene, le sindromi e le malattie più comuni che insorgono all’interno del Carcere e le condizioni igienico sanitarie delle case circondariali..
La Berti ha raccontato poi del suo personaggio Jon, protagonista inventato, che è la somma di due persone reali: una persona di sedici anni che ha commesso un omicidio e una persona di diciotto anni che ha ucciso per vendicare l’omicidio del fratello.
Aldilá della storia, la professoressa Berti ha raccontato e condiviso con i ragazzi le emozioni più profonde vissute in carcere come insegnante e ha parlato inoltre del burn out come rischio di chi lavora in questi contesti.
Il dolore psicologico, i silenzi in famiglia, tutti i non detti sono solo delle piccole concause che portano a dolori più grandi e posso condurre fino alla detenzione, quindi é importante riflettere sul fatto,che a salvarci molto spesso sono le parole, é la condivisione è l’apertura verso l’altro è il cambiare atteggiamento perché se si fanno le cose mettendoci amore, quell’amore poi ti ritorna.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani