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Il settore delle costruzioni è un grosso protagonista in tema di rifiuti speciali in quanto produttore di “rifiuti da costruzione e demolizione” (C&DW). In verità è difficile quantificare quanti ce ne sono; mancano infatti dati certi sulla produzione dei rifiuti inerti, ma sappiamo che sono tanti. Sul tema è molto attiva e strategicamente rilevante la associazione di categoria ANPAR che da tempo propone di introdurre nella modulistica delle Amministrazioni locali le autorizzazioni che li riguardano imponendo la stima obbligatoria delle quantità di rifiuti che si verranno a produrre ed il loro destino (attraverso la redazione di un piano di gestione dei rifiuti in cantiere, da parte del professionista che presenta la documentazione tecnica). Questo sarebbe molto utile per la realizzazione di un piano di gestione dei rifiuti ma anche di avere in cantiere un fondamentale riscontro consuntivo per la chiusura amministrativa dei lavori. Insomma mancano ancora gli strumenti tecnici (capitolati d’appalto) e anche in molte Camere di Commercio la rendicontazione della voce “aggregati riciclati”.

Preso atto della grande quantità e importanza di questi rifiuti infatti la Commissione Europea nel luglio 2014 ha presentato un progetto molto ambizioso volto a promuovere un’economia circolare degli inerti perché possono essere riciclati, tramite opportuno trattamento, con ottimi risultati e re-immessi sul mercato come nuovi prodotti da costruzione. Queste azoni porteranno a ridurre il conferimento in discarica di una ingente quantità di rifiuti (i rifiuti da C&D costituiscono in Italia il 40% dei rifiuti speciali non pericolosi) e risparmiare risorse naturali, attraverso l’inserimento sul mercato di materiali alternativi ed integrativi (aggregati riciclati). Il riciclaggio dei rifiuti inerti presenti infatti indubbi vantaggi sia per la pubblica amministrazione e gli enti locali, che possono così salvaguardare il territorio creando meno discariche e limitare l’apertura di nuove cave di inerti naturali, ma anche per le imprese di costruzioni, che possono conferire questi rifiuti speciali presso impianti di riciclaggio a costi inferiori rispetto alle discariche e nello stesso tempo rifornirsi di materiali che a parità di prestazioni hanno prezzi più vantaggiosi rispetto ai materiali naturali.

La dottoressa Laraia di Ispra tempo fa ha ben chiarito la situazione critica attuale e per la sua chiarezza ripropongo testualmente: Assenza di regolamenti tecnici e ambientali univoci sulle caratteristiche dei materiali riciclati prodotti dal trattamento dei rifiuti Mancanza di norme in grado di incentivare realmente l’utilizzo dei materiali riciclati e di condurre ad una maggiore tutela del territorio e dell’ambiente, riducendo le attività di estrazione a monte e il conferimento in discarica a valle Necessità di migliorare la qualità dei materiali riciclati attraverso l’impiego diffuso della demolizione selettiva e l’incentivazione dell’utilizzo di aggregati riciclati rispondenti agli standard fissati dalla norme UNI Necessità di migliorare la tracciabilità dei rifiuti da C&D, colmando le lacune legislative, e promuovendo una collaborazione tra Ispra e le associazioni/enti interessati anche attraverso l’istituzione di un tavolo tecnico E’ dunque purtroppo un dato consolidato che le attività di demolizione in Italia non prevedono un particolare impegno nelle attività di selezione alla fonte delle diverse tipologie di rifiuto. Anzi anche nei cantieri di maggiori dimensioni si tende a separare la frazione pericolosa dei rifiuti (in particolare materiali contenenti amianto e fibre artificiali vetrose), la frazione ferrosa e talvolta anche quella legnosa (in quanto l’attività viene remunerata dalla vendita del materiale ricavato), mentre ben poco viene fatto sul restante materiale di rifiuto. In concreto si può affermare che inesistente la demolizione selettiva, che dovrebbe prevedere una importante fase iniziale di separazione delle principali componenti edilizie, che dovrebbero essere indirizzate soprattutto al riuso (come ormai si fa all’estero da molto tempo). In verità il tema è discusso e affrontato da tantissimi anni (ricordo l’impegno pluriennale del ferrarese Tito Cuoghi).

Ci vorrebbe una normativa molto più chiara e una regolazione ben determinata sia sul divieto di conferimento in discarica sia sull’obbligo del riciclo e del riuso. Anche Anpar (il cui referente regionale è un altro ferrarese, Mario Sunseri) ha organizzato interessanti iniziative durante il recente Remtech ed è convinta che, per la particolare natura dei rifiuti provenienti dal settore delle costruzioni, sarebbe necessario ripensare totalmente come valutare l’ecocompatibilità degli aggregati riciclati in una norma precisa (e soprattutto applicata, aggiungo io, con severi controlli). Per gli addetti ai lavori i riferimenti sono per i rifiuti da costruzioni e demolizioni definiti all’art. 1 della decisione 2011/753/UE per la verifica del raggiungimento degli obiettivi fissati dalla direttiva europea 2008/98/CE. La Direttiva Europea prevede che entro il 2020 la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e altri tipi di recupero di materiale, incluse operazioni di colmatazione che utilizzano i rifiuti in sostituzione di altri materiali, di rifiuti da costruzione e demolizione non pericolosi, escluso il materiale allo stato naturale definito alla voce 17 05 04 dell’elenco dei rifiuti, sarà aumentata almeno al 70 % in termini di peso. Ma sono tanti i comportamenti virtuosi entri 2020 che è alle porte.

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it