INTERNAZIONALE
Gli ‘hater’: quando l’odio corre lungo la rete
Maurizio Crozza con il suo Napalm51 li ha resi un po’ meno antipatici e inquietanti: sono gli ‘hater’, individui che passano le proprie giornate sui loro profili social a insultare gli altri e a mettere in mostra sé stessi; croce e delizia di ogni personaggio pubblico, perché inondano la rete con i loro commenti sprezzanti, più o meno sgrammaticati, e tuttavia se non sei stato insultato insultato almeno una volta su fb o su tw, che personaggio sei?
Nel divertentissimo incontro di Internazionale di domenica pomeriggio ‘Odio tutti’, con Claudio Rossi Marcelli di Internazionale, la giornalista e bioeticista Chiara Lalli e Kyrre Lien, videomaker e fotogiornalista norvegese, si è cercato di capire un po’ meglio chi sono questi follower-hater
Chiara Lalli “è un’esperta di odio perché se lo va a cercare”, ha scherzato Rossi Marcelli, “ha scritto di omogenitorialità, aborto, obiezione di coscienza e il suo ultimo libro parla di mitomani”, “io sono un padre gay e quindi anche io mi prendo la mia bella dose di insulti” – da aggiungere a quelli come giornalista: pare che il più classico sia “ma lo pagate anche per scrivere quelle str**ate?” – mentre Lien è “l’autore del documentario ‘The Internet Warriors’” e gli insultatori li è proprio andati a cercare in tutto il mondo partendo dai loro profili virtuali.
A quanto pare il tipo più comune è maschio, giovane o di mezza età, che vive lontano dalle grandi città, di cultura medio bassa. Perciò l’idea che alla fine scrivano così tanto e con così tanta cattiveria perché non hanno nulla di meglio da fare, forse non è poi così sbagliata. Alcuni hanno scritto fino a mezzo milione di commenti: “avrebbero potuto scrivere un libro, persino un’enciclopedia, invece hanno scritto commenti fb”, scherza Rossi Marcelli. “Il primo che ho incontrato – ha raccontato Lien – è stato un ragazzo che abitava in un villaggio norvegese che non aveva un lavoro, viveva con il sussidio e passava ore e ore a scrivere in internet”.
“Siamo tutti potenzialmente odiatori” ha messo però in guardia Chiara Lalli: quello che salva molti di noi sono quie pochi minuti di riflessione fra l’impulso di scrivere e il metterlo in atto. Oltre al facile accesso a una dimensione globale e virale e all’anonimato, garantiti dalla rete, secondo lei c’è la componente del “considerarsi geni, esperti di qualsiasi cosa, per cui gli altri sono delle mezze seghe che se non ti stanno a sentire meritano di essere insultati”. Secondo Lien, invece, bisogna distinguere “fra le persone veramente piene d’odio” e quelle che in realtà sono solo frustrate e “gridano attraverso i loro commenti perché altrimenti nessuno li ascolterebbe”.
A parere di tutti e tre quello che preoccupa è non solo che tutte queste persone pensano di avere il diritto di fare commenti così aggressivi, ma soprattutto il distacco, il contrasto fra realtà vera e realtà virtuale nella loro vita.
La soluzione contro questi haters? Secondo Lien “bisogna incontrarli e parlarci”, aiutarli a vedersi dal di fuori; secondo Chiara Lalli la cosa migliore è ignorarli oppure usare “l’ironia e il senso del ridicolo”, dato che loro si prendono sempre così sul serio.
La domanda vera però è quella emersa verso la fine dell’incontro e riguarda la società nella quale questo fenomeno è nato e si alimenta: una società nella quale nascono pagine e gruppi fb dove si augurano e si minacciano le cose peggiori a chicchessia e sembra che il fatto di scriverle in rete le faccia diventare meno terribili, mentre rimangono veri e propri linciaggi anche se telematici. Una società dove alla morale e al senso del pudore di dire e di fare si è sostituito il moralismo e l’esibizionismo e dove quando il più forte schiaccia il più debole posta il video su internet per vedere quanti visualizzazioni e like riceverà.
Guarda il documentario The Internet warriors su Youtube

Sostieni periscopio!
Federica Pezzoli
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)