Gli assedi delle città: la guerra ripete se stessa.
Dobbiamo tornare a parlare di disarmo
Tempo di lettura: 6 minuti
L‘assedio è una strategia bellica in cui un esercito controlla l’accesso a una località, di solito fortificata, allo scopo di costringere i difensori alla resa o di conquistarla con la forza. Chi mette in atto un assedio si pone lo scopo di isolare chi lo subisce in modo che questi non possa più avere comunicazioni con l’esterno e che non sia in grado di ricevere rifornimenti di cibo o di mezzi. Ciò avviene, solitamente, circondando l’obiettivo col proprio esercito.
L’assedio è stata una strategia di guerra usata fin da tempi antichissimi che ha avuto quasi sempre esito positivo per gli aggressori. Gli invasori hanno potuto instaurare “governi fantoccio” dopo aver ridotto l’esercito regolare e i civili allo stremo. Durante gli assedi la percentuale di civili morti è sempre stata altissima. Le prime notizie di assedi arrivano da fonti antichissimi. Ricordo, ad esempio, l’Assedio di Troia, l’Assedio ateniese di Siracusa (413 a.C.), l’Assedio di Costantinopoli (1453), l’Assedio di Leningrado (1941-44) e due assedi che avvennero in Italia: l’Assedio di Torino del 1706 e quello di Roma del 1849.
L’assedio di Torino rappresenta uno dei momenti più cruenti della Guerra di successione spagnola (1701-1714). Da Maggio a Settembre 1709, la città dovette difendersi dagli assalti di circa quarantacinquemila soldati francesi e spagnoli. Venne bombardata con palle di pietra e bombe incendiarie, mettendo a dura prova la resistenza della popolazione civile, mentre nell’intricato labirinto di gallerie scavate nel sottosuolo si combatteva una guerra senza sosta. L’assedio si concluse con la battaglia del 7 settembre, nella quale le truppe austro-piemontesi, guidate da Vittorio Amedeo II e dal Principe Eugenio di Savoia, riuscirono a costringere gli assedianti alla fuga [Qui].
Un secondo assedio avvenuto in Italia, è quello di Roma del 1849. Fu il generale francese Nicolas Charles Victor Oudinot che ordinò l’assedio della città. Il militare, inviato dal presidente della Seconda Repubblica francese Luigi Napoleone, tentò per la seconda volta l’assalto a Roma, capitale della neo-proclamata Repubblica Romana. L’assedio si concluse con la vittoria e l’ingresso dei francesi in città e con l’insediamento di un governo militare in attesa del ritorno di papa Pio IX. Resta tristemente famoso il bombardamento dal Gianicolo con l’utilizzo di bombe a scoppio ritardato, che uccisero soprattutto bambini, andati a vedere da vicino quei proiettili inesplosi. Oudinot entrò in città il giorno 3 luglio e, il 5, prese possesso di Castel Sant’Angelo [Qui].
Fra gli assedi più recenti ricordo l’assedio di Sarajevo avvenuto durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina che è stato il più lungo assedio del XX secolo. (5 aprile 1992 – 29 febbraio 1996) Tale assedio vide scontrarsi le forze del governo bosniaco, che aveva dichiarato l’indipendenza dalla Jugoslavia, contro l’Armata Popolare Jugoslava (JNA) e le forze serbo-bosniache (VRS), che miravano a distruggere il neo-indipendente stato della Bosnia ed Erzegovina e a creare la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina. Si stima che durante l’assedio le vittime siano state più di 12.000, i feriti oltre 50.000, l’85% dei quali tra i civili. A causa dell’elevato numero di morti e della migrazione forzata, nel 1995 la popolazione si ridusse a 334.664 unità, il 64% della popolazione pre-bellica [Qui].
Un ultimo assedio da ricordare è quello del 2004 di Falluja (in arabo: الفلوجة, al-Fallūja), una città del governatorato di al-Anbar in Iraq, situata sull’Eufrate, circa 69 km ad ovest di Baghdad. In Iraq è conosciuta come la “città delle moschee” per le oltre 200 moschee nella città e nei villaggi circostanti. È uno dei luoghi più importanti per l’Islam sunnita nella regione. Nel 2003 è stata coinvolta nella seconda guerra del Golfo. Considerata dal comando angloamericano una irriducibile roccaforte degli insorti sunniti e degli elementi della resistenza irachena, fu teatro di alcuni dei più aspri e violenti combattimenti urbani del conflitto, con un numero elevatissimo di vittime civili. La guerra ha danneggiato circa il 60% degli edifici di cui il 20% totalmente distrutti, incluse 60 moschee della città provocando un elevato numero di vittime. L’utilizzo di ordigni al fosforo bianco su Falluja durante la seconda guerra del Golfo è stato al centro di una grossa polemica, scaturite nel novembre 2005 da un servizio giornalistico di Rainews24.
Nel 2015, MSF (Medici Senza Frontiere Qui) ha supportato circa quarantacinque strutture mediche nelle parti settentrionali e occidentali della Siria e ha registrato 4.634 morti di guerra, di cui 1.420 (31%) erano donne e bambini del governatorato di Damasco. Questo è un chiaro esempio delle conseguenze mediche e umanitarie delle strategie di assedio militare-continuato. Nel caso di Madaya, né medicinali né cibo sono stati autorizzati a entrare tra ottobre e dicembre, né è stata consentita l’evacuazione di casi medici gravi per cure ospedaliere salva-vita (Qui). Il numero di strutture supportate da MSF è stata solo una parte di tutte le strutture mediche ufficiali e di fortuna in Siria, quindi i dati riportati da MSF rappresentano un campione relativamente esiguo. Particolarmente preoccupante è il fatto che nel 2015, le donne e i bambini abbiano rappresentato il 30-40 percento delle vittime della violenza in Siria, dimostrando che le aree civili sono state costantemente colpite da bombardamenti aerei e da altre forme di attacco.
Il conflitto siriano del 2015 si è configurato come un insieme di guerre sovrapposte e combattute simultaneamente tra potenze regionali e internazionali entrate nel conflitto in fasi diverse, principalmente tra Stati Uniti e Russia e tra Iran e Arabia Saudita, assumendo i contorni di una proxy war (guerra per procura). Si è inoltre registrato tra dicembre e gennaio 2015 un numero elevato di morti per fame [Qui].
Così riporta il report di MSF: “Che le infrastrutture civili – come scuole, moschee, ospedali e mercati – siano deliberatamente presi di mira, o che il bombardamento di spazi civili sia il risultato di attacchi aerei e bombardamenti indiscriminati, in entrambi i casi viene violato l’obbligo di proteggere i civili dalla violenza della guerra, nell’inosservanza del diritto internazionale umanitario.”
Venendo alla guerra che si sta combattendo ai confini dell’Europa e che sta preoccupando tutti in questi giorni, la speranza e il desiderata di tutti i costruttori di pace, è quella che in Ucraina non si scateni una campagne militari che assedi le città e trasformi la guerra in corso in un massacro senza uguali.
Mi sembra che la storia ci abbia insegnato molto poco, che gli errori fatti si ripetano sempre uguali, che l’orrore sia sempre quello, che gli assedi tolgono la vita a tutti e che in guerra la maggioranza dei morti è civile. MI chiedo perché nessuno ricordi ciò che è già successo in altre guerre e che questo potrebbe insegnare molto, anche se è vero che né i ricordi collettivi, né quelli individuali sono lineari ma sono il frutto di elaborazioni cognitive complesse che tengono conto della cultura, delle aspettative, dei bisogni, della sofferenza e della follia.
Credo che sia necessario, aldilà del fine negoziale della guerra in corso (prima che muoiano tutti) ritornare a parlare di disarmo mondiale. Mi sembra anche doveroso ricordare che, contrariamente a quanto in maniera molto superficiale viene diffuso come notizia triste, di disarmo si è sempre continuato a parlare e che esiste una vera e propria CD (Conferenza del Disarmo). Istituita nel 1979 dopo la prima Sessione speciale sul disarmo dell’Assemblea Generale dell’ONU, la Conferenza del Disarmo (CD) rappresenta il più importante foro multilaterale a disposizione della comunità internazionale per i negoziati in materia di disarmo e di non proliferazione.
Oggi la Conferenza del Disarmo, sita a Ginevra, è costituita da 65 Paesi membri e 38 Stati osservatori, tra cui i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Cina, Francia, Regno Unito, Russia, Stati Uniti), gli altri Stati dotati di armamento nucleare e tutti i Paesi militarmente più significativi.
Mi chiedo però quanto sia efficace questa conferenza visto che la spesa per gli armamenti continua ad aumentare in tutto il mondo, Italia compresa.
Infine mi sembra utile citare Johan Galtung e la sua teoria del trans-armo. Il trans-armo è la trasformazione dell’armamento.
“Noi vorremmo il disarmo – diceva Galtung durante la guerra fredda – ma siamo minoranza e non l’otterremmo. Allora chiediamo che cambi l’armamento, anche per maggiore sicurezza. Fra il riarmo e il disarmo c’è il trans-armo: trasformazione dell’armamento da crescente a calante, soprattutto da strutturalmente offensivo, aggressivo, a strutturalmente, esclusivamente difensivo“. Scriveva inoltre: “Trans-armo: processo di transizione da un modello di difesa fondato su armi di offesa a un modello di difesa che utilizza esclusivamente armi difensive, sino alla loro totale estinzione nel caso della difesa popolare nonviolenta. Comporta un mutamento profondo della dottrina di sicurezza militare e costituisce l’effettiva premessa per un reale e duraturo disarmo generalizzato in quanto non si limita a proporre lo smantellamento dei sistemi d’arma lasciando inalterato il meccanismo che li genera, ma modifica il punto di vista, il paradigma e la dottrina militare” [Qui ].
In copertina: Età neoassira, assedio città elamita di bit-bunakki, da pal. n di assurbanipal a ninive, 648-31 a.c. (licenza Wikimedia Commons)

Sostieni periscopio!
Catina Balotta
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani