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Da: IIS Montalcini.

Le classi 4 e 5 A indirizzo sociosanitario dell’Ipsia Montalcini di Argenta accompagnati dai propri docenti e dalla Presidente Avis Argenta ODV sig.ra Annamaria Toschi, che ha finanziato in parte tale uscita didattica, hanno visitato il Carcere di media sicurezza di Ravenna, accolti dalla Direttrice Carmela De Lorenzo, dal comandante di polizia penitenziaria Cesari e dall’educatrice Daniela Bevilaqua.

Il carcere di piccole dimensioni accoglie una settantina di detenuti che scontano la loro pena in un sistema di ‘celle aperte’.

Gli studenti del Montalcini che a scuola nell’ UDA ‘Oltre le sbarre’ hanno studiato il diritto penitenziario italiano secondo un approccio storico-giuridico, le condizioni igieniche e di vita all’interno delle carceri, gli aspetti psicologici della detenzione e hanno visto ed analizzato il film ‘Il profeta’ di Jaques Audiard, che descrive le dinamiche di potere e il ‘nonnismo’ che sovente si esplicano all’interno delle carceri, oggi hanno potuto constatare con i loro occhi quanto studiato sui banchi di scuola entrando nelle celle dei detenuti, visitando gli spazi sia esterni sia interni del carcere ed hanno concluso la loro giornata con un colloquio con otto di loro, che hanno ricordato il loro percorso di vita e le motivazioni che li hanno spinti a delinquere.

Un percorso di responsabilizzazione intrapreso all’interno di un pezzo di società che non dimentica che i detenuti hanno dei diritti e rappresentano il cambiamento che hanno scelto di intraprendere e non l’errore commesso.

Gli studenti dell’ipsia hanno compreso oggi che esiste una linea di confine chiamata rieducazione, speranza dalla quale ripartire, garantendo ai detenuti un percorso riabilitativo attraverso un progetto educativo individualizzato che stimoli i detenuti a rivedere criticamente le proprie azioni, a capire come possono ricucire gli ‘strappi’ che i loro comportamenti devianti hanno prodotto.

L’incontro finale con i detenuti é stato per gli studenti del Montalcini emozionante e toccante perché hanno scoperto che il tempo della detenzione può essere molto utile per ripartire, riprendere percorsi interrotti, scoprire attitudini e talenti che si erano dimenticati.

Una società civile non può escludere l’idea che oltre quelle sbarre possa esistere una seconda possibilità e anche gli studenti sono stati tutti concordi con questa affermazione di cittadinanza attiva e partecipativa.

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