Da Save the Children Italia Onlus
Nel mondo, più di 200 milioni di donne, bambine e ragazze, per la gran parte di età inferiore ai 15 anni[1], sono state vittime di mutilazioni genitali femminili e ogni giorno sono costrette a fare i conti con gli effetti devastanti che questa usanza ha sulla loro vita e sul loro stesso futuro e con i gravissimi rischi anche per la loro salute, come cisti, infezioni, emorragie, disturbi urinari e gravissime complicanze al momento del parto. Se la tendenza attuale non verrà invertita, altre 15 milioni di bambine e ragazze saranno sottoposte a questa pratica entro il 2030[2], rischiando così di subire pesanti conseguenze psicologiche e di perdere irrimediabilmente la propria infanzia, denuncia Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro, in occasione della Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili.
“Sebbene negli ultimi anni alcuni paesi abbiano finalmente messo al bando le mutilazioni genitali femminili, ancora troppe donne, e in particolare bambine e ragazze giovanissime, in più di 30 Paesi al mondo, soprattutto in Africa, Asia e Medio Oriente, sono condannate a portarsi dietro per sempre le gravissime conseguenze fisiche e psicologiche di una prassi discriminatoria, che viola chiaramente i loro diritti umani fondamentali e distrugge irreversibilmente il loro futuro. Ề pertanto quanto mai urgente e fondamentale che, da un lato, la comunità internazionale moltiplichi gli sforzi per far sì che questa pratica terribile venga espressamente vietata in ogni angolo del mondo e, dall’altro, che venga rafforzato il lavoro di formazione e sensibilizzazione sul campo per contrastare il fenomeno”, ha dichiarato Daniela Fatarella, Vice Direttore di Save the Children Italia.
“Oggi so perfettamente che quello che ho fatto in passato era terribilmente sbagliato”, ha raccontato agli operatori di Save the Children in Somalia Hido, una donna che in passato effettuava mutilazioni genitali femminili e che ora collabora con l’Organizzazione per sensibilizzare le comunità locali sul fenomeno.
“Ogni notte, prego per il perdono, non so quante ragazze abbia operato, sicuramente almeno cinquanta. Credevo che le mutilazioni genitali fossero una parte importante della nostra tradizione, e lo facevo anche per guadagnarmi da vivere. Un giorno però ho incontrato gli operatori di Save the Children e del partner locale Tass e ho deciso di fermarmi. Vado porta a porta per parlare con le donne nelle comunità locali, ormai mi conoscono e ascoltano quello che ho da dire. Il nostro lavoro di sensibilizzazione già sta portando a importanti risultati”, ha raccontato Hido.
Nell’ambito dei suoi interventi di salute materno-infantile, Save the Children opera in vari paesi per contrastare il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili, attraverso le sensibilizzazioni all’interno delle comunità locali, in particolare di giovani e donne, la formazione di operatori sanitari e la collaborazione con le autorità locali.
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