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Le frasi che leggerete sotto sono facilmente strumentalizzabili – del resto, se uno come Nietzsche è stato considerato un filosofo filonazista capiamo a che livello di insipienza, o di strumentalizzazione politica, possa arrivare il potere. Eppure sono frasi che designano il ruolo di un intellettuale: quello di unire i puntini tra i fatti per disegnare un quadro, che li renda significativi e dotati di senso e non singoli eventi slegati e casuali. In questa fase del dibattito pubblico social (che chiamo così per conferirgli una dignità che non possiede), tuttavia, le frasi sottostanti potrebbero essere condivise dal complottista o dal negazionista da tastiera, come se potessero legittimare il suo complottismo o il suo negazionismo. Questo non fa che sottolineare l’importanza di insegnare un pensiero che non sia puro calcolo, che conservi la capacità di approfondire i temi, che sia capace di selezionare le fonti, che colga l’importanza dell’emotività. L’importanza del pensiero umanistico, l’importanza degli umanisti.

“Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere“.

Pier Paolo Pasolini

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Nicola Cavallini

E’ avvocato, ma ha fatto il bancario per avere uno stipendio. Fa il sindacalista per colpa di Lama, Trentin e Berlinguer. Scrive romanzi sui rapporti umani per vedere se dal letame nascono i fiori.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it