Genio e follia di Torquato Tasso, cantore maledetto di dame e cavalieri
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TORQUATO TASSO
(a 470 anni dalla nascita)
Torquato Tasso (1544-1595) nacque a Sorrento da madre napoletana e da padre bergamasco: Bernardo Tasso, anch’egli letterato e poeta, autore di un poema cavalleresco, l’Amadigi, assai celebre all’epoca. All’età di otto anni dovette abbandonare la madre, accompagnando in esilio il padre, per non rivederla mai più. Nel 1565 si stabilì presso la corte ferrarese, al servizio del cardinale Luigi d’Este, nel 1572 passò al servizio del duca Alfonso II e tre anni più tardi cominciò a manifestarsi in lui la grave forma di nevrastenia responsabile di quei gesti irrazionali e clamorosi che gli procurarono l’arresto e l’internamento come folle nell’ospedale Sant’Anna, dove rimase segregato per sette lunghi anni.
Le opere fondamentali di Torquato Tasso sono: il Rinaldo (1562), l’Aminta (1573), la Gerusalemme liberata (1575), Re Torrismondo (1587), le Rime (1591 e 1593), la Gerusalemme conquistata (1593), i Discorsi (1594), i Dialoghi (1595), oltre a un Epistolario di circa 1.700 lettere, che accompagnano tutta la sua travagliata esistenza, ne illustrano le vicissitudini e l’attività artistica.
La genesi del capolavoro del Tasso: la Gerusalemme liberata, è abbastanza complessa. Nel 1559 il giovane Torquato, mentre si trovava a Venezia al seguito del padre, iniziò la stesura di un poema sulla prima crociata, intitolato provvisoriamente Del Gierusalemme e interrotto un paio d’anni più tardi dopo un centinaio di ottave. «Il primitivo abbozzo – precisa lo studioso Mario Pazzaglia – venne ripreso a partire dal 1564 e condotto a termine, con attività intensissima e quasi febbrile, nell’ultimo triennio, nel 1575, col titolo Il Goffredo (il titolo Gerusalemme liberata compare nelle prime edizioni del poema, uscite, mentre il Tasso era in Sant’Anna, contro la sua volontà); nel ’76 ebbe inizio la tormentosa vicenda della revisione del poema, che tante preoccupazioni e angosce apportò al poeta, fino al rifacimento compiuto negli ultimi anni col titolo di Gerusalemme conquistata, espressione di una profonda crisi spirituale e letteraria».
Commossi ammiratori di Torquato Tasso furono, fra i tanti, Goethe, Leopardi, Baudelaire. Nel 1800 i romantici videro in lui il genio incompreso, il poeta “maledetto”, perseguitato dalla società meschina incapace di comprenderne la grandezza, i positivisti cercarono invece di interpretarne la personalità mediante lo studio “clinico” della sua follia. «A pochi scrittori è stato concesso, come lo fu al Tasso, – scrive il critico Marziano Guglielminetti – di vivere e rappresentare le aspirazioni e le frustrazioni del proprio tempo in maniera che può ben dirsi emblematica. L’esistere e lo scrivere, pur intrattenendo in lui relazioni difficili e complesse, non tendono mai a dissociarsi e a procedere separatamente; e non solo perché la poesia nasce con difficoltà dall’esperienza della vita concreta e quotidiana, ma perché di tale esperienza è talvolta origine e spesso redenzione».
Tratto dal libro di Riccardo Roversi, 50 Letterati Ferraresi, Este Edition, 2013
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Riccardo Roversi
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