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da: ufficio stampa A.N.B.I.

“Nell’irrigazione italiana meno dell’1% sono acque depurate. Esperienze d’avanguardia dei consorzi di bonifica nella fitodepurazione”

“C’è una potenziale risorsa idrica sottoutilizzata nel nostro Paese, benché prevista dalle norme sull’uso plurimo: si chiama acque reflue”.

Lo afferma Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, in occasione della 2° Conferenza Internazionale “SaveWaterReuseWater: the ACCBAT Strategic Project”, organizzata a Roma da ICU in collaborazione con C.R.A. – I.N.E.A..

Attualmente, in Italia, su una superficie di 3.363.273 ettari serviti dalla rete irrigua, solo 14.258 ettari, meno dello 0,5%, usufruiscono di acque reflue, cioè depurate.

“A limitare l’uso di tale modalità idrica – prosegue Gargano – ci sono carenze infrastrutturali e inadeguatezze normative. Queste ultime, in particolare, interessano la salinità delle acque depurate, i cui limiti ammessi dalla legge sono alti per l’uso tal quale in agricoltura, rischiando di “bruciare” le coltivazioni irrigate. Per ovviare al problema, i Consorzi di bonifica si sono fatti promotori di esperienze innovative nel campo della fitodepurazione, posizionando vasche di decantazione idrica all’uscita dai depuratori e riuscendo, grazie all’ausilio di particolari specie arboree, ad abbattere il residuo salino presente nei reflui, rendendoli così compatibili con l’uso irriguo.”

Va ricordato che la più vasta azione di fitodepurazione presente in Italia è collegata al disinquinamento del bacino scolante nella laguna di Venezia, lungo i cui corsi d’acqua sono state creati appositi bacini di stazionamento delle acque per permetterne l’autodepurazione grazie anche all’azione di canne palustri ed apposite plantumazioni lungo le rive.

L’incremento di aree per la fitodepurazione, ma soprattutto limiti più stringenti sulla quantità di residuo salino ammesso nelle acque reflue – conclude Gargano – sono provvedimenti da adottare a favore soprattutto di quelle zone, dove l’abbassamento delle falde sta testimoniando un bilancio idrico deficitario.

Al proposito, A.N.B.I. rilancia la proposta di un Piano Nazionale degli Invasi che, in sintonia con quanto previsto dalla Struttura di Missione #italiasicura presso la Presidenza del Consiglio, unisca funzioni ambientali, come la fitodepurazione, alla necessità di raccogliere le acque di piena da utilizzare nei momenti di siccità, evitandone il rischioso abbattersi sui centri abitati.

 

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