da: organizzatori
Dopo gli ennesimi furti, l’ennesimo accoltellamento, l’ennesima rissa con decine di immigrati coinvolti, relativamente alla Gad un giornale cittadino ieri titolava “Bollettino di guerra”.
Penso sia – purtroppo – la sintesi più corretta, rimanendo all’oggettiva visione delle cose, senza voler in alcun modo creare allarmismi e neppure cercare di sminuire una situazione sempre più grave, come ha fatto il Comune di Ferrara negli ultimi anni.
Ora però la matassa va sbrogliata, ne va, prima ancora del futuro dei nostri figli, del presente di una fetta consistente di città.
La cronaca testimonia le difficoltà di Polizia di Stato e Carabinieri (confessate dagli stessi agenti, nda) a fronteggiare le bande di criminali stranieri. Episodi più recenti riportano di agenti della Polizia Municipale costrette a ripiegare di fronte a energumeni che non si fanno scrupolo delle divise e né tantomeno prestano rispetto verso le donne.
Siamo dinnanzi a una situazione che, oltre che grave, è decisamente atipica per il secolo e il grado di civiltà del luogo in cui ci eravamo abituati a vivere, dove lo Stato, inerme e impotente, è costretto a più riprese ad alzare bandiera bianca.
Che i vigili urbani non possano essere pronti a tener testa a gang armate i nostri concittadini lo possono capire. Che non vi riesca la polizia, è un messaggio decisamente difficile da digerire per i più, visto che certe situazioni rimandano, al massimo, al Bronx newyorkese, non certo a un quartiere a due passi dal centro, chiamato beffardamente “Giardino”.
Che fare in casi come questi? L’auspicio è che a prendere iniziative e contromisure estreme, di fronte all’esasperazione, non siano i singoli.
Allora, in attesa che dal Ministero dell’Interno si possa far fronte all’escalation criminosa nella “tranquilla” Ferrara, con risorse e organici commisurate alla gravità e persistenza dei fatti, occorre muoversi nelle pochissime direzioni consentite.
Una di queste (forse l’unica) è quella di far digerire a chi di dovere, il raggiungimento di quel livello di guardia tale per cui, se polizia e carabinieri non risultano in grado di garantire la sicurezza dei cittadini, se chiudere la stazione di notte appare un semplice palliativo, è giusto far intervenire l’Esercito perlomeno in una fase minima e sufficiente a riappropriarsi del territorio, strappandolo ai detentori dei diversi racket.
Se fino ad alcuni mesi fa chi invocava questa soluzione veniva deriso, ora, dinnanzi al “bollettino di guerra” giornaliero, all’incapacità delle attuali autorità di tener testa alla criminalità, credo sia il caso di pensare seriamente a questo tipo di soluzione, drastica ma senza alternative.
Ovviamente non si può pensare che, isolata da provvedimenti nazionali in termini di lotta alla criminalità, questa misura temporanea risolva radicalmente il problema: carceri superaffollate, impossibilità di rimpatriare gli stranieri che delinquono, incapacità di identificare moltissimi soggetti entrati clandestinamente nel nostro Paese, rischiano di spostare il cuore delle zone calde ad altri punti, senza eliminarlo del tutto.
Ma, al momento, possiamo ragionare solo per step.
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