Fusione Mesola-Goro – Zappaterra: “Il NO del centrodestra punta a mettere il bavaglio ai cittadini”
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Da: Ufficio Stampa Gruppo Partito Democratico – Assemblea Legislativa Emilia-Romagna
In Assemblea Legislativa la fusione di Mesola-Goro
Zappaterra: “Il NO del centrodestra punta a mettere il bavaglio ai cittadini”
«Il centrodestra con il NO all’indizione del referendum per la fusione dei Comuni di Goro e Mesola ha chiaramente tentato di impedire ai cittadini dei due comuni di decidere del loro futuro, nonostante l’istanza fosse stata promossa con voto favorevole nei consigli comunali». A dirlo è la consigliera regionale Marcella Zappaterra, relatrice del progetto di legge che dà l’opportunità ai cittadini dei due comuni interessati, attraverso un referendum, di istituire un unico comune con più di 10 mila abitanti e contributi da 120 mila euro l’anno per 10 anni.
«È quindi chiara l’ingerenza delle segreterie regionali dei partiti rispetto alle sincere volontà dei rappresentanti locali – prosegue Zappaterra –, noi invece riteniamo debbano essere le comunità ad esprimersi, qualunque sia l’esito. A differenza della Lega che sostiene solo le fusioni avviate dai suoi sindaci per un interesse elettorale, noi non affrontiamo le fusioni come competizioni politiche perché riteniamo siano le elezioni comunali l’occasione per misurarsi sul governo. Politicizzare il referendum significa far prevalere l’interesse partitico di corto respiro rispetto a quello generale, che non è certo quello di mantenere due comuni quasi senza dipendenti, senza risorse per mantenere i servizi e con il doppio di assessori, consiglieri e organi tecnici (segretari generali, collegi dei revisori, ecc.). Consentire la fusione significa dare l’opportunità di far nascere un comune unico dotato di strumenti veri per affrontare i problemi delle comunità. Le ragioni della fusione trovano fondamento nelle sinergie che i due comuni già da anni hanno costruito e le motivazioni sulle difficoltà della maggioranza in Comune a Mesola non sono sufficienti a giustificare l’arroganza delle minoranze per tentare di bloccare il referendum dall’alto. Anche la polemica sui nomi da proporre per il nuovo comune è stata strumentale, per questo l’abbiamo rigettata rispettando la legittimità delle procedure, ma sempre stando dalla parte dei cittadini e ampliando le loro possibilità di scelta rispetto ad un nome unico».
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