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Fragole rosse. Che belle, invitanti, profumate. Poi le compri, le lavi e – irresistibilmente – ne mordi una. Sapore vago, annacquato, duro e inutile. Eppure era così rossa, desiderabile, evocativa: una promessa non mantenuta. “Ma è perché lei ha preso le fragole Sabrina. Deve scegliere quella marca lì”, mi spiega una signora al supermercato. E mi indica il cestino sul ripiano del banco servito, dove la commessa interna conferma che è vero, quelle sì che sono fragole davvero buone. Non è tanto la marca – argomenta – ma il fatto che appartengono alla varietà Candonga. Okay: “Ne voglio un cestino anch’io”. Le porto a casa, le lavo, ne avvicino una alle labbra. Sì, il profumo c’è. Mordo, assaporo, aspetto. Buonina, dai. Un’altra promessa mantenuta così così.

Le varietà botaniche, mi documento, sono tante. Ci sono le fragole Alba, Anita, Benicia, Camarosa, Candonga, Cerafine, Clery, Coral, Darselect, Donna, Fortuna, Kamila, Industria, Jolie, Primoris, Sabrina, Sahara, San Andreas per arrivare fino alle varietà sperimentali. Sahara, Sabrina e Candonga sono tipologie consigliate ai coltivatori di terra del sud d’Italia; Darselect e Donna per quelli che coltivano più al nord, nel Veronese, Trentino e Piemonte. Da tipo a tipo, varia anche la stagionalità: le Sahara farebbero frutti dall’autunno a estate inoltrata; le Sabrina risultano adatte alle produzioni primaverili ed estive con un’ottima e prolungata capacità di resistenza sugli scaffali. La Candonga viene consigliata per le sue particolari caratteristiche organolettiche e la rusticità della pianta, che permetterebbe di ridurre al minimo l’uso di fitofarmaci.

Al supermercato provo a leggere su confezioni e cassette. Rintraccio quasi tutte Sabrina e, qualche volta, Candonga. Ma mi trattengo. Le ultime che ho preso erano annacquate persino con una buona dose di zucchero.

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Fragole ferraresi maturate ora della varietà Alba

Un giorno – esattamente un anno fa – passo in macchina da via Bologna, quella che esce dal centro abitato di Ferrara e porta al capoluogo. Un ingresso sterrato annuncia la vendita di “Fragole di nostra produzione”. Sul cancello c’è l’insegna di Punto Campagna Amica. Vabbe’, proviamo: vengono amici a cena, almeno ho qualcosa di fresco per dessert. Le vendono a cassetta. “Sono tante”, esito. Mi concede di vendermene una metà. Gli amici non fanno in tempo a sentirle. Ma perché mai ne ho prese così poche? Varietà Jolie. Le aspetto da un anno. La stagione è anche un po’ in ritardo, a causa del freddo prolungato. A fine aprile in Emilia sono maturate le Clery (varietà precoce) e, in questi primi giorni di maggio, le Alba. “Fra un poco arrivano le Jolie” mi assicura il signore che le coltiva e le vende. Aspetto, aspettiamo: fragole buone buone, però.

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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, MN 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, BO 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” sull’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici UniFe, Mimesis, MI 2017). Ha curato mostra e catalogo “Gian Pietro Testa, il giornalista che amava dipingere”.

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