FRA LE RIGHE
Quando gli scherzi del destino rendono più forti
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Non è un romanzo, nè una storia romanzata. È vita vera, è lo sgambetto che ti mette a terra e ti costringe a starci per un bel po’. Cesare Bocci (l’attore che interpreta il ruolo di Mimì Augello nella serie del commissario Montalbano) e la sua compagna Daniela Spada sono belli, giovani, famosi e senza il peso di un domani difficile da accettare. Su di loro un ictus, un ‘colpo’ che toglie tutto, o quasi, alla loro vita.
Poco dopo il parto, Daniela che sta ancora cercando di capire quel misterioso inizio di quando si torna dall’ospedale con un neonato, è colpita da un ictus che le paralizza il corpo, la mente e l’esistenza per parecchio tempo. Un tempo in cui Cesare non molla mai, impara a chiedere aiuto, a lasciare fare ad altri e anche questo è indice di grande forza.
Da quel primo aprile 2000, Daniela e Cesare hanno vissuto le corsie di ospedale e la stanchezza del mondo crollato addosso. Ma nessun dolore è inutile, perciò lo hanno raccontato. Al di là della storia, di ciò che rimane alle nostre spalle e che non sarà mai più, Daniela e Cesare hanno conquistato tante vittorie che tutte insieme fanno il loro amore, il nuovo modo di muoversi nella casa e tra le persone, ma con quella sicurezza in più di chi è arrivato davvero in cima.
C’è voluto tempo prima che Daniela potesse riacquisire abilità e riavvicinarsi a sua figlia Mia, che intanto cresceva. Quando nasce un figlio, è tutto puro istinto, facciamo, intuiamo, interveniamo perchè ce lo sentiamo, solo dopo ci ragioniamo, e gesto dopo gesto si crea un legame che Daniela ha allacciato quando la malattia glielo ha permesso.
Nel caso di Daniela, malattia e guarigione non si susseguono come in altre patologie per le quali prima si è malati e poi si è guariti ricominciando a fare le cose interrotte. Per Daniela l’una, la guarigione, comincia quando l’altra, la malattia, un po’ si attenua e lascia spazio alla convivenza. “Sono una disabile lieve – scrive -. Posso camminare, ma poco. Posso stare in piedi, ma poco. Posso guidare, ma poco. Mi devo limitare, sempre”. Quel poco diventa tanto se parte da un niente, se diventa un’altra vita in cui inventarsi nuovi interessi e nuove attività. Daniela ora ha una scuola di cucina, quindi crea, con le mani e con la fantasia. Le terapie sono più lievi se pensa a come impostare quella ricetta, a come equilibrare gli ingredienti.
E tutto è più leggero se non si misura la vita col peso delle cose mancanti, ma delle conquiste ottenute. Se, poi, camminare è ancora un po’ dificile, si può sempre volare.
Pesce d’aprile. Lo scherzo del destino che ci ha reso più forti, Daniela Spada e Cesare Bocci, Sperling & Kupfer, 2016

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Riccarda Dalbuoni
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)