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FRA LE RIGHE
L’essenziale inutilità

Un libro che salva un asino che salva un ragazzino. Cose inutili, sembrerebbero, un esercito di cose inutili: trapiantatori di primule, principi azzurri, scollatori di francobolli, guardatori di luna, tagliatori di melone, raccoglitori di conchiglie, cavatappi. Tutti finiti nel Paese delle cose inutili dove è inutile chiedersi il perchè. In questo paese si trova anche Raimond, un asino vecchio e malandato, quindi ormai inutile.
Raimond incontra un libro, Reso, cioè reso, uno di quei libri che non servono più, cacciati via dagli scaffali e destinati al macero. Raimond è un asino adottato a distanza da Guglielmo, un ragazzino a cui i genitori decidono di regalare solo cose utili e simboliche, un asino per esempio. Guglielmo soffre, ha bisogno di aiuto e Raimond trasforma quell’esercito di cose inutili in una spedizione, una specie di assalto di cose utili che diventano una festa e salvano Guglielmo.
Al fianco di Raimond c’è sempre Reso, così preparato, sa sempre tutto lui, è un libro. Un libro e un asino, che assurdità. Ma Raimond non sa che tipo di libro Reso sia, perchè lui non vuole essere letto, non glielo permette e Raimond, ormai, non glielo chiede neanche più. Finchè Reso, come talvolta capita anche alle persone, decide che il momento è arrivato, si apre e si fa leggere. Raimond può finalmente sapere di cosa parlano tutte quelle pagine e che titolo abbia il libro. Lo legge e trova la sua storia, la loro storia e quella dell’esercito delle cose inutili, tutto già scritto in quelle righe che sono Reso, un libro che nessuno voleva più.
Ma all’ultima pagina, Raimond non vuole arrivare, non vuole leggere come andrà a finire. Alla parola fine preferisce giungere vivendo.

Paola Mastrocola, “L’esercito delle cose inutili”, Einaudi, 2015

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.


PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)