Da Paolo Giardini
Pare che il sindaco di Ferrara abbia dichiarato: “La rivoluzione dei rifiuti pone la nostra città all’avanguardia dal punto di vista ambientale”. Se l’ha detto spontaneamente, senza avvertire sulle costole la pressione intimidatoria di una pistola, il D’Annunzio al suo confronto era un dimesso retore, visto che pur coniando ogni tanto qualche nuovo verbo non oltrepassava mai certi confini palesi, come il chiamare “rivoluzione dei rifiuti” le discariche a cielo aperto dei suoi tempi.
Va però riconosciuto che nel primo ‘900 era impossibile che le discariche spuntassero come funghi attorno a calotte bloccate, che allora di stupidaggini sotto forma di calotta da 30 litri non ne avevano ancora partorite. E probabilmente anche commentando questa bella invenzione il Vate l’avrebbe presa persa dall’immaginifico sindaco odierno, che con estremo coraggio ha definito il nuovo sistema “più equo e corretto”. Data la massiccia immigrazione odierna, col passaparola ormai dev’essere noto anche nei villaggi africani che il sistema di misura per la “tariffazione puntuale” applicato a Ferrara è equo e corretto come scambiare diamanti grezzi con perline di vetro. Perché delle tre opzioni di misurazione rifiuti consentite dal Dm 20 Aprile 2017 (una diretta e due indirette), ce n’è una che oltre ad essere indiretta è pure indignante, così automaticamente sperequativa che sembra il risultato di un perfido Primo d’Aprile. Ma è proprio quella che la coppia Hera-Tagliani ci sta rifilando. E che c’è di peggio ad una perfidia attuale? Fare in modo che sia prolungata ad un dopo-Hera-Tagliani. Non ci facciamo mai mancare niente,vero?
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