Piccoli quadri e bocconi che fanno bene alla vista, oltre che al palato. Opere d’arte. Creativi di tutto il mondo e di tutte le tavole unitevi! Per dare colori a pasti a volte silenziosi, per rallegrare occhi e papille gustative, per sorridere un po’ di più di fronte a un piatto. Per piacere, per divertire, per invitare, per cambiare, per creare, per invogliare (i bambini saranno, sicuramente, d’accordo), per giocare. Per perdersi un po’. Non parliamo dei cuochi, che abbondano su tutti i canali televisivi nostrani, più o meno bravi, più o meno urlanti, più o meno star, ma dei “food designer” o dei “progettisti del cibo”. Preparare bei piatti e pietanze per ogni occasione può essere una vera arte.
Nei mesi che precedono l’Expo 2015, se ne parla sempre di più, tanto che partono corsi e master sul tema. Basti pensare a quello organizzato dall’Italian Genius Academy di Roma [vedi], durante il quale si approfondiranno tutti gli ambiti del food design: ad esempio, il ‘design con il food’, ovvero come presentare meglio il cibo dal punto di vista estetico attraverso la sperimentazione e la combinazione di forme, colori sapori e odori, ‘il design per il food’, che studia il packaging e gli utensili per la preparazione e il consumo o il ‘design dei luoghi del food’, dedicato alla progettazione di spazi per produzione, vendita e consumo di cibo. O al primo master universitario in Food design, tutto in inglese, della Scuola politecnica di design e Iulm (www.masterfoodesign.com), due istituzioni milanesi storicamente dedicate alla formazione nei settori design e progetto. Si combinano, in maniera abile e intelligente, due settori nei quali l’Italia eccelle, il cibo e il design. Nuovi sapori, magari, ma anche, e soprattutto, nuovi modi di preparare il cibo, di renderlo disponibile.
Così, incrociamo le simpatiche e originali “lenti a contatto” di caffè di Carlo Cracco o il caviale di melone di Ferran Adrià e ci avviciniamo al mondo dell’arte, sia perché le opere proposte spesso ricordano monumenti sia perché, talora, si tratta di oggetti che si vedono solamente in mostre e esposizioni d’arte contemporanea. Per rifarci gli occhi, ecco, allora, un colorato San Basilio moscovita (che potrebbe anche essere la Cattedrale di San Pietroburgo), fatto di dolci promesse e croccanti canditi o allegri piatti spensierati che ricordano l’amato e simpatico Arcimboldo o l’eclettica Frida Kahlo, dove verdure e fantasia si mescolano allegramente. Ci piacciono anche un vivace Magritte o un memorabile Leonardo, avvolti da una cascata di fresche verdure sminuzzate e sapientemente decorate.
Arriviamo poi a un simpatico gufo che saluta dalla sua scena variopinta e fiorita, fino ai dolcetti dai mille colori e sapori che portano aria di festa. Possiamo poi capire che ore sono e fissare un orario preciso per pranzare con gli amici..
E arrivare alle uova di Pasqua che sembrano statuine trasparenti artigianali o a un simpatico serpente di fragole che scivola via silenzioso e curioso.
La fantasia ci porta a mangiare buono e sano ma anche bello. Una disciplina che rende i cibi attraenti, soprattutto quelli freschi e salutari. Perché è bello essere creativi con i colori, i sapori e i profumi della terra. Perché’ e fantastico plasmare, con genio, una semplice fragola che, in un attimo, sprigiona tutta l’energia del suo intenso colore rosso. Rosso come l’amore, rosso come la passione, rossa come l’energia della vita. Sprigionate fantasia e tanta energia vitale, allora! Mordete la vita, divertitevi, decorate le vostre giornate, disegnatele, saltellate con un buon piatto accanto, non esitate.
E buon appetito colorato, cari amici, oltre che buon divertimento, tanto.
Per saperne di più Dario Mangano, “Che cos’è il food design”, Carocci, 2014, 139 p.
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Simonetta Sandri
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