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Una storia vera incredibile, quella di Florence Foster Jenkins (Maryl Streep), classe 1868, nel film ‘Florence’ del britannico Stephen Frears: la ricca melomane che si crede dotata per il canto e che sfida, per esso, palcoscenico, pubblico e armonia del suono. La vita stessa.

Siamo a New York, anno 1944, quando la ricca signora, pur indebolita da una malattia che si porta dietro dalla prima notte di nozze, con testardaggine, caparbietà e tenacia decide di ‘perfezionare il suo talento’ con un noto maestro di canto della città, Cosmé McMoon (Simon Helberg). Le virgolette sono d’obbligo, se si sentono i suoi strilli che quasi bucano lo schermo privi di ogni linearità e musicalità. Vocalizzi che marito (St. Clair Bayfield, interpretato da Hugh Grant) ed entourage compiacente decidono comunque di incoraggiare.
Perché Florence è generosa, non solo per il supporto alla vita musicale e culturale cittadina – mecenate delle arti musicali, l’ereditiera fonda anche il ristretto circolo The Verdi Club, alla fine degli anni Venti – ma per il suo regalare e regalarsi una terapia che le permetta di vivere serenamente, lontano da fantasmi passati e pieni di tristezza e ansia. Il diletto si trasforma, però, presto in ossessione febbrile di calcare le scene, quelle serie, quelle importanti, quelle piene di luci e luccichii, come la Carnegie Hall. Desiderio che consorte e maestro decidono di assecondare, per amore, affetto e devozione. Sperando che il tutto non volga al fiasco, tra critici letterari spietati e pubblico esilarato. Florence era ed è stonata come una campana, probabilmente la peggior cantante del mondo, come titolerà il temuto critico musicale del ‘New York Post’, un pezzo che il devoto St Clair cerca di non far leggere a Florence.

Ma in tutto questo vi è la splendida e unica tenerezza nel prendersi cura di una donna malata e tenace, una presenza continua, costante e assidua fatta di gesti gentili e amorevoli, un amore che prende varie forme, inclusa quella della protezione. È un’immensa tensione fra talento e passione. L’una non dovrebbe poter fare a meno dell’altra, ma qui sembra proprio il contrario. La passione vince. E la sincerità soprattutto, e comunque…

Florence, di Stephen Frears, con Meryl Streep, Hugh Grant, Simon Helberg, Rebecca Ferguson, Nina Arianda, John Kavanagh, David Haig, Christian McKay, Mark Arnold, Gran Bretagna, 2016, 111 mn.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it

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