FILO DI NOTA
Vico, Caligola e il ritorno dei cavalli senatori
di Massimo Maiarelli
La storia non sempre è la rappresentazione veritiera e corretta della realtà. Spesso la storia e la leggenda si intrecciano, si confondono e altrettanto spesso la leggenda si trasforma in verità storica. La storia ci tramanda che il terzo Imperatore romano fu Caligola, noto per essere stato un despota stravagante e depravato. Gli aneddoti che lo riguardano non si spingono ad analisi precise , quindi non è dato sapere se fra i suoi comportamenti rientrasse anche il “bunga bunga”. La storia è invece più precisa sulla sorte di “Incitatus”, il cavallo di Caligola, che dallo stesso Imperatore fu nominato Senatore. Quindi un quadrupede entrò di pieno diritto nel Senato di Roma, un affronto per tutta l’istituzione senatoriale. Sono passati ormai oltre duemila anni dalla leggenda del cavallo dell’Imperatore Caligola assunto a Senatore, ma pare che la tesi di Giambattista Vico sui corsi e ricorsi storici sia estremamente attuale e purtroppo corretta. Vico è un saggio e, con la sua teoria, ha saputo predire il futuro. Apparentemente viviamo in democrazia, non soggiogati dalle decisioni di un despota. Se fosse vera democrazia spetterebbe al Popolo Sovrano nominare i propri rappresentanti alla Camera, al Senato, nei Consigli Regionali, scegliendoli liberamente fra coloro che si candidano. Nella prima Repubblica era così. Poi la fantasia italica ha partorito il Mattarellum, il Porcellum ed ora l’Italicum. Sembrava che la nuova legge elettorale fosse una priorità, occorreva cancellare una legge che si definiva da sola, occorreva ripristinare un sistema corretto e democratico, occorreva ridare dignità al Popolo. Forse non sarà così. Il Popolo davanti alla scheda elettorale spesso si deve turare il naso e votare nomi che non voterebbe mai, nomi decisi dai tanti piccoli despoti che reggono le segreterie dei partiti e che hanno consentito nuovamente l’ingresso dei quadrupedi in Senato. Purtroppo, nei giorni nostri, nessun cavallo di razza è assunto a Senatore, quando va bene, ma spesso va male, si tratta di qualche ronzino. Un affronto per tutto il Popolo civile. Uno schiaffo alla democrazia, un despotismo avvilente come ai tempi degli imperatori dell’antica Roma. Oggi siamo circondati da tanti Caligola, spesso stravaganti e depravati, in ogni caso sempre e comunque comodamente seduti sul dorato scranno del comando. Tanti piccoli imperatori, circondati da fedeli quadrupedi raglianti. L’augurio è che i loro nomi si soffermino solo nelle nostre menti e nella nostra memoria e che non passino sui libri di storia.

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Redazione di Periscopio
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)