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Da Organizzatori

La rassegna Pagine Nascoste conclude i suoi appuntamenti con il film di Jennifer Anderson Vernon Lott, The act of becoming. I quattro film che sono stati presentati, tra documentari su libri, scrittori e scritture rappresentano le pellicole scelte per un momento che si è affermato negli anni come uno degli appuntamenti più seguiti del Festivaletteratura di Mantova, e ora arriva anche a Ferrara, ospite nel Cinema Boldini.
Mercoledì 24 maggio, alle 21, sarà proiettata dunque la pellicola, The act of becoming, l’ingresso alla proiezione costerà 5 euro. Il film sarà presentato in inglese e francese, lingue originali, con sottotitoli in italiano.
Un vero e proprio caso editoriale quello di Stoner, il romanzo del 1965 di John Williams, a lungo ignorato e riscoperto quarant’anni dopo la sua stesura. La ripubblicazione dell’opera, a cura della casa editrice statunitense Vintage Classics, avvenuta nel 2003, ha fatto sì che Stoner diventasse un bestseller internazionale. Appena uscito, negli anni ‘60, vendette meno di duemila copie, finendo rapidamente fuori catalogo, e solo un gruppo di appassionati lettori continuava a farlo circolare, ma cinquant’anni dopo Stoner vende centinaia di migliaia di copie in tutto il mondo, Italia compresa. Il film vuole scoprire le ragioni di un successo venuto dopo decenni di oblio, e capire come la storia del protagonista, che è poi quella dello stesso Williams, abbia toccato così tanti lettori. Grazie al passaparola e ai social network Stoner è diventato ben presto un caso virale, è stato apprezzato da pubblico, critica e scrittori, raccogliendo pareri più che favorevoli. Lo scrittore inglese Ian McEwan ha dichiarato: “Appena lo inizi a leggere senti di essere in ottime mani. Ha una prosa molto lineare. La trama, se ci si limita a elencare i suoi elementi, può suonare molto noiosa e un po’ troppo triste. Ma di fatto è una vita minima da cui John Williams ha tratto un romanzo davvero molto bello. Ed è la più straordinaria scoperta per noi fortunati lettori”.
Il documentario rompe, come ha fatto il romanzo stesso, il confine accademico tra letteratura ed esperienza, chiedendosi come un’opera d’arte, con la sua improbabile perfezione, può cambiarci.

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