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Da: Istituto di Istruzione Superiore di Argenta

Una giornata con due noti giornalisti egiziani

Il 1 Ottobre 2016 si è tenuta un’intervista alla giornalista egiziana, Lina Attalah e ad Hossam Bahgat un collaboratore reporter da sempre difensore dei diritti umani violati.
Hossam Bahgat, il 30 settembre 2016 si sarebbe dovuto recare a Ferrara a ritirare il premio giornalistico ‘Anna Politkovskaja’, ma non si è potuto presentare di persona, quindi ha rilasciato la sua intervista attraverso un collegamento via Skype. Dall’ Egitto Hossam ha potuto raccontarci della sua libertà vigilata impostagli ingiustamente dalle autorità egiziane per aver pubblicato un articolo sul sito web ‘Mada Masr’ che queste ultime hanno ritenuto contenesse informazioni false, volte a disturbare la situazione del Paese.
Attualmente è quasi una routine che la gente in Egitto venga arrestata e sottoposta a condizioni inaccettabili come la tortura: il caso Regeni ne è la testimonianza concreta.
Dalle parole di Hossam Bahgat apprendiamo che in passato c’ era maggior libertà di espressione in Egitto, ma con l’ avvento di Al Sisi tutti i media che avevano tendenza accusatoria verso il suo modo di governare, sono stati reclusi. Ora, invece, è presente un monopolio d’ informazioni che fa sì che gli egiziani siano all’ oscuro del modo in cui agisce il nuovo regime, cioè punendo chiunque si scontri con le sue ideologie.
Lina Attalah, creatrice di questo festival ‘del sapere’, ha fondato nel 2013 il sito informativo Mada Masr con molti altri giornalisti multinazionali per poter far conoscere al mondo la realtà del popolo egiziano.
Inizialmente questo loro lavoro è stato accettato con molto entusiasmo perché c’era bisogno di qualcuno che facesse ‘rumore’ rivelando verità nascoste sull’ attuale regime, in seguito però iniziarono campagne televisive che miravano a danneggiare Lina e i suoi colleghi dicendo che erano cospiratori pagati dall’ estero per minacciare la stabilità del Paese.
L’ Italia in Egitto viene vista come un Paese con grandi opportunità per migliorare la propria qualità di vita, ma dopo il caso Regeni, i media egiziani stanno mettendo in cattiva luce il nostro paese, a causa del nostro accanimento verso la corruzione delle istituzioni egiziane.

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