Più di sei anni sono trascorsi da quando Ferraraitalia fece la sua comparsa online. Anni affollati, belli e complessi, spesso attraversati in salita. Il varo di questa iniziativa editoriale fu, per me, l’occasione per tornare a svolgere “il mio lavoro”, quello di sempre: il giornalista.
Decisi di battezzare Ferraraitalia il giornale, per sottolineare la convinzione che dimensione locale e globale siano inscindibili: ciò che accade in un luogo ha quasi sempre riflessi ampi, come drammaticamente confermano anche le virali cronache di questi giorni. Si potrebbe parafrasare dicendo: è la globalizzazione, bellezza… Una condizione che si avverte ogni giorno nel vivere quotidiano.
Per marcare il carattere e le modalità di racconto che Ferraraitalia avrebbe perseguito scelsi lo slogan “l’informazione verticale”. Segnalavo così la necessità di svolgere un lavoro di approfondimento, di scavo, e il bisogno di andare aldilà della superficiale apparenza delle cose, alla ricerca delle dinamiche e dei caratteri meno evidenti, ma spesso imprescindibili per una corretta comprensione degli accadimenti.
A quel tempo, immaginare un giornale online che coltivasse l’ambizione di fare approfondimento pareva una bestialità: “La gente non legge sul computer, bisogna fornire informazioni snelle, solo i fatti nella loro essenzialità, poche righe. Non si può pretendere che il lettore passi più di una manciata di secondi per leggere una notizia sul pc o sul tablet…”, si sentenziava. Ferraraitalia fu tra i primissimi ad andar controcorrente.
I fatti hanno confermato la necessità di un’informazione ricca e circostanziata anche sul web, confezionata secondo i crismi di ogni seria analisi. Nel tempo, si sono poi moltiplicate le testate che hanno sviluppato, anche in rete, un solido lavoro di approfondimento giornalistico.
In questi anni abbiamo pubblicato oltre quarantamila articoli, dato spazio alle tante espressioni della città e allargato l’orizzonte prospettico al mondo intero, con analisi spesso raffinate, affidate di volta in volta a esperti che hanno saputo fornire chiavi di comprensione e utili spunti di riflessione relativi agli avvenimenti trattati.
Tutto questo, però, ha avuto il limite della discontinuità: il modello di sviluppo del giornale non si è dispiegato tanto quanto l’ambizione del piano editoriale avrebbe richiesto; così le buone intenzioni si sono realizzate a singhiozzo. Siamo comunque orgogliosi del lavoro fatto, il cui merito va condiviso con i tanti validissimi collaboratori che hanno contribuito con il loro impegno a dare sostanza al giornale, arricchendolo di contenuti spesso di ottima qualità.
Nel tempo, però, si sono affievolite le motivazioni del mio impegno e sono venuti progressivamente meno i presupposti per continuare. Così, per me, ora è giunto il momento dei saluti. Sono certo che mi mancherà il giornale, così come mi mancherà il rapporto con i nostri eccellenti collaboratori. Con gratitudine ricorderò tutti coloro che hanno in varia maniera contribuito alla realizzazione dell’impresa.
A voi lettori che in questi anni ci avete seguito con interesse e sostenuto in vari frangenti, che numerosi avete aderito al crowdfunding a favore della nostra impresa, che avete interloquito e partecipato alle nostre tante iniziative pubbliche, rivolgo un abbraccio carico di affetto e gratitudine, a suggello del legame valoriale che ci ha unito in questi anni.
Lascio questo giornale, che non è solo strumento di informazione ma una sorta di comunità interattiva e dialogante, in mani sicure: Ferraraitalia va avanti, affidato alla solida esperienza di Francesco Monini che già da tempo fa parte della nostra squadra. A lui mi legano stima e un’antica amicizia. Quasi quarant’anni fa intrapresi, giovanissimo, una collaborazione con ‘Supplemento di indagine’, la bella rivista di inchiesta che lui dirigeva. Oggi gli passo il timone di Ferraraitalia, certo che saprà valorizzare quanto è stato fatto e arricchire il percorso con la sua sensibilità… Adelante!
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Sergio Gessi
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