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Ferrara Film Festival, lettera del direttore Maximilian Law

Articolo pubblicato il 10 Giugno 2016, Scritto da Riceviamo e pubblichiamo

Tempo di lettura: 2 minuti


da: Ufficio Stampa Ferrara Film Festival

Carissimi tutti,
sono passati alcuni giorni dalla chiusura del Ferrara Film Festival.
La frenesia, la tensione e l’eccitamento che mi hanno tenuto letteralmente sveglio per quasi due mesi, si sono trasformate in serenità. Una serenità dovuta principalmente alla sensazione che questa kermesse di cinque giorni e mezzo abbia segnato l’inizio di qualcosa di importante.

Nei due mesi che ho trascorso in Italia mi sono sempre sentito dire che a Ferrara non succede mai nulla, che solo un matto poteva pensare di organizzare un film festival e che tante persone prima di me hanno cercato di realizzare un evento del genere, senza successo.
Sorvoliamo sul fatto che a Ferrara non succede nulla: gli eventi ci sono, soprattutto quando si spera arrivi la bella stagione. Tralasciamo anche il fatto che noi italiani siamo molto bravi a lamentarci, ma mi permetto di dire che questa idea “folle” è stata accolta in maniera molto positiva e, nonostante molti ci abbiano osservato con una certa distanza, sono fiero più che mai di essere nato a Ferrara.
Come sempre il gioco di squadra è indispensabile e, a conti fatti, la città intera ha fatto la sua parte: le istituzioni, i media partner, l’ufficio stampa, i volontari, i responsabili di tutte le location, la Ferrara Film Commission e la mia formidabile vice direttrice Alizé Latini.

Non è stato un festival perfetto, ci sono stati disguidi, problemi tecnici e critiche che abbiamo accolto con costruttività. D’altra parte come potevamo pretendere la perfezione in qualcosa che mai è stato fatto prima?
Noi ci siamo messi in gioco, ci abbiamo creduto e messo la faccia in prima persona. Eravamo sul campo tutti i giorni cercando di dare risposte immediate, nel limite dell’umano, a tutti i tipi di quesiti e cercando di dare spazio a progetti interessanti.

Chi si aspettava, alla prima edizione, Steven Spielberg o Tom Cruise, ovviamente non è consapevole di quanto sia difficile creare un evento del genere da zero, in una città dove non è mai stato creato nulla di simile.
Abbiamo dato vita a un nuovo format dalle fondamenta, un progetto nel quale crediamo fortemente e che ha ottime possibilità di sviluppo.

Non abbiamo raggiunto risultati numerici stratosferici, ma nel nostro piccolo abbiamo contribuito a far conoscere Ferrara, portato in città bei film e giovani attori, registi e produttori da tutto il mondo. Abbiamo contribuito a far girare l’economia locale e fatto divertire un bel po’ di persone.

Stiamo già cominciando a lavorare alla seconda edizione o meglio alla prima dopo questa “versione beta”, come si dice in gergo.
Fino a ieri Ferrara non aveva un festival del cinema, ora ce l’ha.
Spero che la città continui a crederci insieme a noi e che sempre più persone si lascino coinvolgere dall’emozione e dalla magia che solo la grande macchina del cinema sa regalare.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani