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Ferrara film corto festival

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Da Da Arcidiocesi Ferrara-Comacchio

Nel giorno del 54° anniversario della morte di Papa Giovanni, monsignor Gian Carlo Perego si è ufficialmente insediato nella diocesi di Ferrara-Comacchio. Questo 3 giugno ha quindi un significato particolare, non solo per la concomitanza della festa di Pentecoste, ma anche per il ricordo del Papa Buono che aprì il Concilio e al quale il nuovo vescovo ha idealmente affidato l’inizio del suo ministero episcopale. La lunga e prima giornata ferrarese del nuovo vescovo è iniziata nel primo pomeriggio al casello di Ferrara Sud quando ad attenderlo c’era una rappresentanza diocesana per il tradizionale rito del bacio del suolo. Il corteo ha poi proseguito per la basilica di San Giorgio, antica cattedrale diocesana dove monsignor Perego ha incontrato i giovani scambiando con loro alcune riflessione, sulla fede e l’impegno cristiano proteso verso gli ultimi. Sul sagrato della basilica c’è stato poi il saluto di benvenuto delle autorità e il discorso del sindaco Tiziano Tagliani, primo sindaco cattolico del dopoguerra a Ferrara. Il sindaco, pur nei ruoli e negli ambiti diversi, ha  auspicato una piena collaborazione per il bene comune della città. “La collaborazione laica tra istituzioni pubbliche e realtà ecclesiali è una realtà consolidata, tanto che ci si può spesso trovare attorno a un tavolo e chiamarsi per nome”, ha detto il sindaco di Ferrara.
Tanti giovani hanno preferito ieri accogliere monsignor Perego piuttosto che andare al mare. È stato molto intenso l’incontro che il nuovo vescovo, come suoi primo atto ha tenuto alla basilica di San Giorgio. Rispondendo alle domande di Francesca e Giovanni, Perego ha ribadito l’importanza degli oratori nelle parrocchie come strumento di aggregazione, come ha insegnato bene don Bosco. In aiuto a questa pratica può venire lo sport, la musica, il teatro. «Cari giovani – ha detto – è bello quando si esce dall’individualismo e si costruisce qualcosa insieme, soprattutto che possa aiutare gli altri. I giovani hanno bisogno di guardare al futuro ed è importante vivere la fede». Il vescovo ha poi ricordato le importanti esperienze che ha avuto quando era parroco a Cremona, quando è stato assistente della Fuci, nella Caritas e infine con Migrantes ha avuto modo di conoscere molti ragazzi (età media 21 anni) arrivati in Italia. La parentesi dei giovani si è conclusa anche con una simpatica esibizione dei piccoli sbandieratori di San Giorgio.Dopo la partenza da San Giorgio il corteo ha proseguito per le strade cittadine arrivando fino a palazzo vescovile che sarà la nuova casa di monsignor Perego.
Alle 17 è iniziato il rito religioso con la partecipazione di numerosi vescovi e sacerdoti.
Monsignor Luigi Negri, arcivescovo emerito, ha avuto parole di incoraggiamento nei confronti del suo successore al quale affida una diocesi che “si è ritrovata popolo di Dio”.L’arcivescovo metropolita di Bologna, monsignor Matteo Zuppi, ha ricordato nel salutare il nuovo vescovo come la Chiasa sia un cantiere e guardando le ferite del terremoto in duomo ha avuto un’ispirazione guardando le reti protettive, “sono reti da gettare”, come facevano in pratica i primi apostoli. Nel corso della cerimonia c’è stato anche il saluto di alcune componenti della società civile e religiosa ferrarese che hanno dato il benvenuto a monsignor Perego
L’omelia di insediamento di monsignor Perego è iniziata con quattro parola: emozione e preoccupazione,  gioia e speranza.
A conclusione il saluto del Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, Mons. Massimo Manservigi, che ha fatto sue le parole del Caporedattore del Settimanale diocesano, Barbara Giordano, per descrivere al nuovo Pastore che cosa sia la “ferraresità” in tutte le sue contraddizioni e in tutte le sue speranze.
(Vedi negli allegati il saluto finale del Vicario Generale di Ferrara-Comacchio)

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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