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Da: Ufficio stampa Sen. Anna Maria Bernini

I tre femminicidi di cui abbiamo avuto notizia in Emilia Romagna nell’ultimo mese (la giovanissima Hui Zhou a Reggio, Cinzia Fusi nel ferrarese e Atika Gharib a Castello d’Argile) ci lasciano sgomenti, senza parole, per l’efferatezza degli atti e per la tragica frequenza con cui avvengono. Ancor più se ciò avviene in Emilia Romagna, regione tradizionalmente riconosciuta come capace di mettere in campo politiche a tutela delle donne vittime di violenza. Ciò, purtroppo, deve indurre noi tutti, rappresentanti delle Istituzioni, ad aprire serie riflessioni: si possono scrivere leggi bellissime e perfette, ma alle stesse va affiancato il lavoro quotidiano dei territori, della rete di sostegno, il potenziamento della formazione nei luoghi della nostra vita quotidiana. Tutte azioni che devono portare a non sottovalutare nemmeno il minimo campanello d’allarme. La strada per mettere al bando la subcultura della donna-oggetto è tutta in salita. Ma nello sconforto e nella tragedia occorre trovare la forza e la determinazione per operare affinché simili violenze non debbano mai più avvenire: auspico che la Regione Emilia Romagna si ponga in prima linea in questa battaglia, coinvolgendo i servizi sociali, le aziende sanitarie e le associazioni che si occupano di tutela delle donne vittime di violenza, per poter rendere ancor più capillare la rete di sostegno e di aiuto sui territori

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