Skip to main content

 

L’altro giorno passeggiavo con un mio amico il quale, pur essendo un teologo cattolico, chissà perché preferisce la saggezza ebraica alla teologia cattolica. Su questo punto è sempre stato evasivo. Durante la passeggiata gli ho chiesto un’opinione sul Recovery Plan di Mario Draghi. Lui, di solito taciturno, inaspettatamente si è lasciato andare a questo lungo discorso:
“Vedi Sergio, queste non sono domande da fare a un teologo. Comunque proverò a risponderti. Il Recovery Plan è un piano, un progetto. Bene, un famoso proverbio ebraico recita: “Quando un uomo fa un progetto, Dio ride”.
Anche se, si potrebbe obiettare, qua c’è poco da ridere. Fatto sta che Lui ride, forse anche in modo sguaiato. Purtroppo, con o senza Covid19, siamo immersi in una nebbia intellettuale che impedisce a molti di noi di vedere, di capire cosa è accaduto e cosa sta accadendo all’umanità. Siamo immersi nella cura del particolare e ci perdiamo nei particolari. In fondo è normale che sia così, abbiamo bisogno di sopravvivere e lottare contro le minacce che si affacciano dietro ogni angolo. Guardiamo in basso perché ovunque ci sono buche e trappole. Non abbiamo tempo per contemplare le cose dall’alto e se non teniamo gli occhi bene a terra rischiamo di distrarci e cadere in una buca. Come diceva Spinoza, filosofo insuperabile, “Ogni uomo, come ogni ente, tende essenzialmente a autoconservarsi e a potenziarsi”, perciò non guardiamo molto oltre i nostri piedi. C’è chi la chiama concretezza. Ma se per un attimo riuscissimo a fendere questa nebbia mentale vedremmo qualcosa che, credo, pochi riuscirebbero a sopportare. Preferiamo girare la testa altrove, scatta una resistenza mentale, umana e comprensibile, che ci tiene al riparo da quella che Michael Moore chiamava ‘The awful truth’, l’orribile verità.

“C’è anche una canzone dei Rolling Stones che dice: The awful truth/is really sad…”

“Giriamo la testa dall’altra parte – mi interrompe lui infastidito – perché sprofonderemmo in una cupa depressione che sarebbe di ostacolo ai nostri sforzi di sopravvivenza immediata. Mario Draghi, il PRRN, la Commissione Europea e i cosiddetti 20 Grandi del mondo, ovvero le grandi menti strategiche, le grandi potenze, le grandi lobbies che spingono sull’acceleratore e tentano di guidare il treno impazzito del capitalismo mondiale, i cervelli più lucidi (o forse solo meno annebbiati) da molto tempo hanno fatto il seguente ragionamento: affrontare alla radice i guasti dell’economia globalizzata, le cause del disastro climatico e dei flussi migratori incontrollati non è realistico né conveniente. Mettere in discussione l’attuale modello economico e sociale rischia solo di creare problemi maggiori di quelli che già ci affliggono. Lasciamo certe utopie a Greta Thunberg e ai soliti idealisti stressati e frustrati, ai nostalgici del comunismo e a Papa Francesco. Noi siamo gente pragmatica.”

“Diceva Mick Jagger che il mondo è governato dal diavolo” insisto io nel tentativo di sfuggire alla predica, ma è tutto inutile.

“Invece di aggredire le cause del problema, una missione fallimentare – prosegue ispirato – dobbiamo difenderci dagli effetti provocati dal problema. Anche se non tutti hanno i mezzi per difendersi perché, come è ovvio, questo non è un mondo per poveri. Io non sono certo in grado di leggere nel pensiero altrui, ma dopo aver letto la suddivisione degli stanziamenti del PRNN uso un semplice procedimento indiziario. Non sono in grado di fare analisi puntuali e dettagliate, mi limito ai dati più evidenti: si punta tutto sulla ripresa economica nel breve e medio periodo, senza sottilizzare sui mezzi e sulla sostenibilità. La ricerca medica si deve concentrare su vaccini e medicine che ci proteggano dalle prossime inevitabili pandemie, protezioni che non saranno certo alla portata di tutti, ma pazienza. Bisogna capire come ridurre il riscaldamento globale senza danneggiare la crescita, ma soprattutto trovare dei sistemi per proteggerci dagli effetti più rovinosi dello stravolgimento del clima. Epidemie e catastrofi sono date per scontate e anche in questo caso le protezioni dalle conseguenze non sono alla portata di tutti. Ma questa è l’unica strada da percorrere. Poi, chi vivrà vedrà, da cui ne consegue che chi morirà non vedrà. Meglio rimediare al problema che prevenire. Difficile spiegare diversamente il criterio con cui sono stati ripartiti i fondi europei del famoso PRNN.”

“La scorsa settimana ho letto su Ferraraitalia un articolo di Corrado Oddi sul Recovery Plan [Qui]. Mi era parso interessante, con quel link al Recovery Planet [Qui] “

“L’ho letto anche io. Certo, decisamente interessante, a modo suo.”

Dopo una pausa a effetto mi guarda negli occhi e dice: “È questo, lo spettro che si aggira per l’Europa, lo spettro del capitalismo. Perché il capitalismo, di cui tante volte dall’Ottocento fino a anni recenti è stata annunciata l’inevitabile morte, approfitta di crisi, catastrofi ed emergenze per risorgere e rinnovarsi, per ristrutturarsi come si usa dire.
Perché, a ben vedere, il capitalismo è immortale, a prescindere dai morti che semina lungo il suo cammino. E alle sue spalle si intravede, nascosto sotto le sembianze di un liberalismo più o meno compassionevole, lo spettro gelido di Malthus, anche lui sempre in buona forma e soggetto a periodiche resurrezioni. Se questa, come sospetto, è la ‘terribile verità’, accontentiamoci di vivere in quella parte di mondo che certe protezioni dai disastri se le può permettere. E poi, se ne avremo voglia, ci permetteremo anche il lusso di denunciare sdegnati i nostri privilegi sapendo che tanto non li perderemo, come fanno Bill Gates e altri suoi simili.
E allora smettiamola di vendere illusioni o utopie di seconda mano. Meglio un sano cinismo invece di inganni e droghe ideologiche. Questo credo sia il retro pensiero dei grandi strateghi, di coloro che la sanno lunga. E a volte credo perfino che questi signori abbiano ragione. Poi chissà se Dio ride di loro, difficile a dirsi. Ma è anche vero che senza utopisti, eretici e visionari questo sarebbe il peggiore dei mondi possibili. Dopo averli mandati all’attacco dell’esistente, quando hanno svolto la loro funzione e ci siamo impadroniti di una parte delle loro idee, nulla ci impedisce di denigrarli, perseguitarli, incarcerarli e se è il caso di mandarli al rogo. E il ciclo continua.
Comunque, per favore, la prossima volta che ci vediamo lascia stare i Rolling Stones. Non sono argomenti da discutere con un teologo, è di pessimo gusto.”

Poi tira un gran sospiro e alza gli occhi al cielo, come se da lì potesse venire qualche indicazione utile.

“Eppure quando vedo la faccia di Greta Thunberg o quella di un vecchio gesuita come Papa Francesco – Dio solo sa se crede a quello che dice e forse neanche LUI lo sa – e accosto queste facce a quella di Mark Zukerberg o di Christine Lagarde, beh, non ho dubbi su quale sia il mio posto. E mi chiedo perché. Forse perché non ho capito niente.”

Ciò detto, con passo maestoso, se ne è andato a pranzo. Forse anche io non ho capito niente. Vado a casa a sentire Let it bleed dei Rolling Stones. Anche loro eterni fantasmi immortali, immortali come il capitalismo.

Per leggere tutti gli articoli, saggi, racconti, divagazioni della rubrica FANTASMI clicca [Qui]

sostieni periscopio

Sostieni periscopio!

tag:

Sergio Kraisky



Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it

SOSTIENI PERISCOPIO!

Prima di lasciarci...

Aiuta la nostra testata indipendente donando oggi stesso!