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GIOVEDi’6 dicembre, ore 11.58

  • John, sveglia, è quasi ora di pranzo!

Riprendo coscienza mentre cado da un palazzo di sette piani, brancolo nell’aria e d’istinto mi aggrappo al collo di questa donnona che mi squadra tra il preoccupato e l’infuriato. Cado dal sesto piano mentre mi sveglio, brancolo nell’aria e mi appiglio al collo di questa donnona immensa che mi guarda stupefatta e rabbiosa.

  • Ah guardi che mi hanno detto che la devo lavare per bene prima di mangiare eh! E lei farà il bravo vero?

Chi è, che vuole, chi sono io, dove mi trovo, perché non mi ricordo, niente di niente, ce l’avrò una famiglia, una casa, magari anche un lavoro… Tabula rasa, una vasta prateria in mezzo al vuoto cosmico. E questi post-it. Sono dappertutto. Sulla giacca del pigiama, sulla testiera del letto. Alcuni sono caduti tra le lenzuola. Sulla lavagnetta di fianco alla finestra qualcuno ha scritto LEGGI I POST IT. La scrittura è familiare, forse è la mia?

  • Allora che dice, proviamo ad alzarci? Su, su, ecco così, brrravo! Forza che ci siamo quasi in bagno, ce la fa a spogliarsi? L’aiuto io, non si vergogni, faccio l’infermiera e conosco tutte le nudità e gli umori di questo mondo e forse anche dell’altro…

“Non ti fidare di lei”. Lei chi? “Ricordati le pillole”. Che pillole?

  • Signora, non è che devo prendere delle pillole? Che ne so, per il cuore, la pressione, cose così?
  • Ah ma allora sa parlare! Che bello! E che voce tonante! Mi ricorda il mio povero marito, pace all’anima sua, quando cantava sotto la doccia, che spettacolo! Anche i vicini si affacciavano al pianerottolo. Mi chiami pure signora Maria. Le pillole, dice. Vediamo che mi ha lasciato scritto sua nuora sulle pillole. Ecco. “Non dia retta se chiede le pillole. Assolutamente non deve prendere nessuna pillola”. Bene, discorso chiuso, niente pillole.
  • Ma è sicura? Mi sembra di ricordare che prendo delle pillole.
  • Queste sono le istruzioni lasciate appositamente da sua nuora. Vanno seguite alla lettera e si è raccomandata moltissimo. Stasera sarà qui e potrà chiedere a lei.

La faccenda non quadra. Perché ho scritto delle pillole? Di chi non mi devo fidare? “Tua figlia è a Boston, numero nel primo cassetto”.

  • Ehi, dove va? Non abbiamo nemmeno incominciato a fare il bagno! E poi così, tutto nudo gira per casa? Si prenderà un bel raffreddore, a quest’ora i caloriferi sono ancora spenti. Su, per favore, torni qui, guardi che bel bagnetto caldo che sto preparando.

Maledizione, qui ci sono vari numeri di telefono, Anne, Edith, Bonzo. Bonzo? Chi diavolo si fa chiamare Bonzo? Vabbè, ne scelgo uno a caso. Clara.

  • Pronto, buongiorno, parlo con la signora Clara?
  • Sì? Oh ciao John, che piacere. Come stai?
  • Clara, ti prego, aiutami, mi stanno negando le mie pill…

La signora Maria arriva come una furia, mi strappa il telefono, lo mette giù e inizia a trascinarmi verso il bagno. C’è qualcosa di rudemente antico in tutto quello che fa, come se fosse ordinato da Matusalemme in persona e quindi inevitabile, vista l’autorevolezza del mandante.

  • Ecco, ora basta. Si torna al bagnetto. E stavolta non transigo. Guardi, John, sono abituata ad avere a che fare con pazienti molto più massicci di lei. Non le consiglio di fare altre bravate.

Sono perduto. E’ vero, non mi posso fidare di lei. Devo stare al gioco.

  • Oh bene bene. Com’è la temperatura? Un po’ caldina forse? Ma con il freddo che fa fuori un bagnetto caldo è una manna dal cielo, vero? Stia lì bello rilassato, che ci penso io a insaponarla.
  • Grazie signora Maria, sto benissimo, ma per favore mi aiuta a capire perché sono qui e cosa sono tutti questi post-it sparsi dappertutto?

La signora Maria smette di insaponarmi. Mi guarda a lungo in silenzio e poi si alza. Sembra che si accorga solo ora delle decine di post-it attaccati sulle piastrelle, sugli specchi, per terra. Il caldo della vasca intanto contribuisce a staccarne altri che cadono pigramente a terra, dimenandosi un po’ durante la caduta.

Ho un flash che mi porta indietro, indietro, sono seduto sui gradini di una casa sul bordo di un bosco e dalla grande quercia del giardino le foglie morte si staccano dopo ogni folata di vento, cadendo con quel moto tipico delle foglie che cadono, come fossero pesi di un pendolo anch’esso in caduta lenta e inesorabile. Poi mi rianimo e vedo la mia badante che raccoglie con una scopa i post-it e li mette nel cestino del bagno.

  • Ordine, bisogna fare ordine! Se no poi chi la sente sua nuora! Lei stia lì ancora un attimo, male non le farà, poi dobbiamo ancora lavare i capelli.

Suonano alla porta. Mentre va a vedere chi è, sbuffando e imprecando, ho forse il tempo di dare un’occhiata ai post-it nel cestino. “100.000 $, non uno di meno!”, “Cioccolato fondente, non al latte”, “Aiuta Clara a scappare”.  Perso, sono sempre più perso.

  • Signor Morris, c’è alla porta un signore che dice di avere un appuntamento con lei, urgente, per una fornitura di … come ha detto? Ah sì, benzodiazepine. Mi sembra.
  • Per favore, gli dica che non lo posso ricevere ora, può tornare stasera, quando ci sarà mia nuora.

La signora Maria va a riferire. Subito le voci salgono di tono e si fanno concitate. Rumore di lampada che cade sbriciolandosi e porta sbattuta. Un uomo enorme entra in bagno quasi sradicando la porta.

  • Ohohoh eccolo il signorino che si fa il bagnetto, mentre qui fuori c’è mezza città che cerca le pilloline miracolose. Allora, dove sono? Non mi costringere a usare le maniere forti.
  • Guardi ci deve essere un errore, non so di cosa sta parlando.
  • -Cosa? Un errore?

Si avvicina, attacca il phon alla presa e lo avvia, avvicinandolo all’acqua.

  • L’errore sarà vederti friggere in quella vasca se non ti sbrighi.
  • Guardi signore l’errore, intendevo, è nella mia testa: non ricordo. Neanche perché sono qui. Forse quello che cerca è scritto su uno di questi post-it. Davvero non so come aiutarla. Mi creda.
  • Mmmm e la cicciona qui? Non sa nulla?

La signora Maria lo guarda terrorizzata, poi guarda me, poi di nuovo lui. Inizia a balbettare:

  • La pre-prego mi la-lasci stare, sono so-solo la ba-ba-da-dante, chie-chieda al si-signor Morris…
  • Senti Morris, aiutami a capire, ieri sera eravamo al club di Joe e tra un bicchiere e l’altro ti ho dato un pacco di bigliettoni. Questo te lo ricordi? E non era un regalo, era l’accordo: 90000 dollari per quel carico di pillole.
  • -E’ sicuro? Una cosa me la ricordo, si era detto non meno di 100.000…
  • John, così mi fai incazzare. Fai lo smemorato e poi te ne esci con questi dettagli. A che gioco stai giocando? Ora basta, chiamo i mei uomini e ribaltiamo questo appartamento.

Si avvicina alla finestra del bagno, spintona via la signora Maria che cade a terra frignando e lamentandosi e apre la finestra che dà sulla strada.

  • Voi due! Inutili! Venite su a darmi una mano!

Ecco. Ora arrivano i rinforzi. Mi guardo intorno, la mia stessa nudità sta diventando intollerabile, come tutta questa situazione in fin dei conti. Ora basta. Mi alzo, il pisello mi sballonzola davanti e suscita la curiosità dell’omone, che scopro intento a fissarlo.

  • Senta lei, come-si-chiama, facciamola finita. Dica a quei due di starsene buoni e risolviamo la faccenda da uomini.

Poi succede. La catarsi. La porta abbattuta. La polizia che fa irruzione. Gli spari. Dopo pochi minuti è tutto finito. Bilancio, 3 morti: io, la signora Maria, un poliziotto. Un ferito grave, l’omone intruso.

 

MERCOLEDI’ 5 dicembre, ore 22.31

  • John, ti sei ricordato di chiamare la signora Maria? Guarda che poi ci resta male se ti dimentichi un’altra volta il suo compleanno.
  • – Sì sì aspetta un attimo, fammi finire di mettere a posto le medicine, che se ce le dimentichiamo poi non so come faccio a recuperarle lì, chi mi farebbe la ricetta poi…

L’aereo per Boston partiva a mezzanotte e un quarto, era l’unico che avevano trovato quando erano stati avvertiti dal marito di Edith che a sua figlia si erano rotte le acque e stava per entrare in sala parto. Chissà se sarebbero riusciti a salvare il nascituro, dopo appena 7 mesi di gestazione. John Morris chiuse il beauty case con al sicuro le benzodiazepine di cui da un paio d’anni, dalla morte della moglie, non poteva fare a meno. Sarebbe diventato nonno! Forse, vacci piano, si disse. Forse. Se i dottori riusciranno a salvare capra e cavoli. Ma perché non dovrebbero, con tutte le diavolerie che si sono inventati al giorno d’oggi? Vuoi che non riescano a fare uscire quello sgorbietto urlante?

Un quarto d’ora dopo erano in taxi in direzione Newark-Liberty. Ovviamente senza aver fatto gli auguri alla signora Maria.

  • John, chiamala ora, per favore…
  • Uff quando arriviamo la chiamo, non ora che faccio fatica pure a sentire te…

La signora Maria era stata l’insegnante di inglese di John durante le scuole superiori ed era lei che aveva spinto i suoi genitori, con pressioni oltre l’immaginabile, a tentare l’iscrizione alla Rutgers University per studiare letteratura. Il che poi gli avrebbe aperto la strada per diventare uno scrittore di successo, con milioni di copie vendute in tutto il mondo. Ora lei era l’unica cosa che restava in vita della sua giovinezza.

Mentre stava fissando un aereo in atterraggio, John sentì una improvvisa vampata di calore e un leggero stordimento. Si girò verso la sua compagna ma non riuscì a metterla a fuoco.

  • Anne, mi gira la testa. Non so cosa sta succeden…

Furono le sue ultime parole. Il venerato scrittore John Morris fu ricoverato dopo meno di un’ora al Saint Michael’s Medical Center e non riprese più conoscenza. Il giorno dopo il suo elettroencefalogramma, prima di diventare piatto, mostrò i segni di una intensa attività, che cessò come se si fosse improvvisamente staccata la corrente ad un concerto di hard rock.

Il nipote di Morris è nato e, anche se prematuro, sta benissimo.

Racconto inedito, proprietà dell’autore.

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Guido Dell’Acqua



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