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da: Ufficio stampa Lega Nord Emilia-Romagna

Teatro gender: dopo il discusso spettacolo di scena anche a Castello d’Argile (Bo), Fabbri e Polazzi (LN): “Basta proporre discutibili spettacoli ai bambini. La scuola torni a fare il proprio dovere e ad insegnare valori autentici”

Alla fine, anche il teatro di Castello d’Argile (Bo) ha ospitato il discusso show in stile “gender”, condito da “bambini con il dubbio sulla loro sessualità”. Uno spettacolo che la Lega Nord ha giudicato in più sedi: «diseducativo, inadatto ad un target di giovanissimi (gli studenti delle scuole primarie e dei primi anni delle medie; ndr) e che sta mettendo in seria difficoltà dirigenti scolastici e insegnanti, che non sanno come comportarsi, a fronte della giusta protesta di una parte dei genitori.» Ricorda il capogruppo regionale della Lega Nord, Alan Fabbri. Indispettito dal fatto che i bambini di San Pietro e San Giorgio, martedì mattina, abbiamo dovuto assistere perplessi a questo spettacolo, in uno scenario surreale: manifestazioni di protesta all’esterno, il pattugliamento dei carabinieri e alcuni genitori che, a fronte della decisione della dirigente scolastica, messa al muro dalle due correnti di pensiero (pro e contro) ha optato per una pilatesca “libertà di scelta”. «Alla fine – ricorda Fabbri – diversi genitori non hanno mandato a teatro i loro figli, convinti che lo spettacolo sulle tematiche gender non avrebbero arricchito la cultura dei loro figli, anzi. E parliamo sempre di ragazzi che vivono un’età in cui non si è ancora perfettamente in grado di comprendere le differenze di genere, per ovvie ragioni.» La polemica scoppiata attorno allo spettacolo gender ha fatto felici unicamente le associazioni “gender” vicine al Pd, ed il discutibile regista dello show, che ora si prepara anche a varcare i confini emiliani, pompato dalla pubblicità indiretta della polemica. Ne è convinto anche Mattia Polazzi, consigliere Ln di San Pietro, occupatosi di seguire per il Carroccio la disfida andata in scena nel consiglio d’istituto nel suo paese, che ha portato «ad una spaccatura» tra chi voleva a tutti i costi lo show gender e chi, invece, voleva la sua cancellazione. «Abbiamo sentito di duri attacchi alla stessa dirigente, da parte di alcuni genitori filo-Pd – attacca Polazzi – che si sarebbero appellati al diritto dei docenti di poter scegliere i contenuti dell’insegnamento. In questo caso, più che altro, parliamo di contenuti cari solo ad alcuni insegnanti, di impronta politica ben precisa, che vanno arrogandosi il diritto di parlare di questioni discutibili, come le teorie gender.»

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