Da Lega Nord
BOLOGNA, 25-07-’17.
«Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, si sveglia soltanto ora sul tema dell’autonomia. Noi, però, non siamo novizi della politica e ora ci aspettiamo dei fatti.» Il capogruppo regionale della Lega Nord, Alan Fabbri, ha espresso più di qualche scetticismo, ieri in viale Aldo Moro, a proposito delle “aperture” del governatore sulle misure “federaliste” in favore dell’Emilia-Romagna. Delle quali la Lega Nord ha fatto un autentica mission da anni, tanto da non farsi cogliere sorpresa: come dimostrano un dossier e una risoluzione già pronti e depositato in aula. I suddetti documenti sono stati presentati ieri, oltreché da Fabbri, anche dai due segretari nazionali Ln, rispettivamente della Romagna – Jacopo Morrone – e dell’Emilia – Gianluca Vinci – ed anche dal consigliere regionale del Carroccio, Stefano Bargi. Per capire quale posta ci sarebbe in gioco, come rivela lo stesso dossier leghista, basti pensare che «Soltanto trattenendo sul territorio sei mesi di risorse del nostro Pil – avverte Fabbri – un po’ come avviene per le regioni a statuto autonomo, avremmo già potuto completare la ricostruzione.» Stefano Bargi ha elaborato in questi anni i dati macroeconomici, serviti ad ispirare anche la risoluzione presentata in Assemblea legislativa. Bargi critica alcune delle voci dell’attuale bilancio emiliano-romagnolo, che contiene «scelte totalmente folli, come quella di stanziare 35 milioni di sostegno al reddito sociale, che così concepiti aiutano sempre i soliti gli ultimi arrivati – sottolinea il consigliere modenese –. Al pari di Veneto e Lombardia – dice – la nostra regione deve poter chiedere maggiore autonomia, per andare a trattare direttamente con Roma e portare a casa i risultati che ci aspettiamo sulle materie di nostra competenza.» «Bonaccini – è l’adagio comune palesato anche dal segretario nazionale Ln Emilia, Gianluca Vinci – sta tentando di imitare una nostra idea: vedremo se in aula voterà effettivamente questi provvedimenti, per mantenere effettivamente sul territorio i 21 miliardi di risorse che produce l’Emilia. Un provvedimento realmente forte, sul quale lo aspettiamo al varco, con la nostra risoluzione.» Alan Fabbri rincara precisando quali sono i motivi che fanno dubitare il Carroccio: «Chi ha portato avanti la campagna referendaria dello scorso 4 dicembre – spiega – con l’intento di togliere poteri alle regioni, è scarsamente credibile adesso. Nel momento in cui si schiera all’improvviso in favore dell’autonomia». Esiste, quindi, un progetto nel progetto, per così dire: un tema che alla Romagna è caro da almeno 20 anni, come spiega il suo segretario nazionale Ln, Jacopo Morrone: «Il primo risultato da raggiungere è l’autonomia della regione, ma non facciamo mistero del fatto che da 20 anni il territorio romagnolo (che conta un milione di abitanti) preme per una propria impronta “autonomista”. Siamo convinti che questo porterebbe risultati importanti per l’economia e le nostre imprese, ma ci consentirebbe di avere anche una nostra università. Bonaccini, all’improvviso, cerca di portare avanti l’idea di un “provincione” unico e sconclusionato. Il tutto, sa di un rincorsa dell’ultimo minuto – dice Morrone –. Ma deve essere ben chiaro che, quando si parla di autonomie e competenze, vuol dire riferirsi a servizi che devono essere garantiti e migliorati, giorno dopo giorno.» Insomma, «Ci auguriamo che questa non sia una burla, in cui Bonaccini magari non si è nemmeno accordato con il suo segretario Matteo Renzi. Ci stiamo muovendo anche in solitaria, con il nostro segretario federale Matteo Salvini, per arrivare al nostro risultato. Il governatore dell’Emilia-Romagna è inviato ad un confronto con lui, per misurarsi con i progetti di Luca Zaia e Roberto Maroni.»
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