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da: ufficio stampa Coldiretti Emilia-Romagna

Mai più patate straniere spacciate per italiane e in particolare per Patata Dop di Bologna, prima patata ad aver ottenuto la denominazione d’origine protetta in Italia. Ad Expo, al padiglione Coldiretti, è stato presentato un nuovo sistema basato sulle tecniche adottate dai servizi segreti americani per individuare l’origine delle partite di coca provenienti dal Sud America. Il sistema voluto da Assopa, l’associazione dei produttori di patate dell’Emilia Romagna e dal Consorzio della Patata Dop di Bologna – spiega Coldiretti Emilia Romagna – si basa sulle analisi degli isotopi leggeri (carbonio idrogeno ed ossigeno), cha varia da zona a zona. Con un progetto sostenuto dalla Regione Emilia Romagna, Assopa, in collaborazione con la società U-Series, per due anni ha mappato i principali areali di produzione della patata in Italia e in Europa. Il procedimento – spiega ancora Coldiretti regionale – consente di individuare il luogo di produzione delle patate. In questo modo diventa possibile smascherare gli speculatori che spacciano patate tarocche, una pratica – spiega Coldiretti regionale – che mette in difficoltà soprattutto l’Emilia Romagna dove vengono prodotti circa 2,2 milioni di quintali di patate per un valore attorno ai 50 milioni di euro. L’Italia – ricorda Coldiretti – consuma 20 milioni di quintali di patate, ma ne produce solo 14 milioni e ne importa sei milioni di cui il 50% dalla Francia. La truffa della falsa etichettatura – afferma Coldiretti Emilia Romagna – favorisce i truffatori, che acquistano a prezzi più bassi, ma vendono a prezzi italiani.
“Con il sistema degli isotopi – ha detto il presidente di Assopa, Piero Emiliani – noi abbiamo una mappatura completa in Italia ed Europa che ci consente in caso di dubbio di se una patata è italiana o no. Un sistema che è possibile estendere per tutelare le produzioni di patate di tutta Italia dalle importazioni spacciate per produzione nazionale”.
Per Alberto Zambon, presidente del Consorzio Patata Dop dI Bologna, diventa uno strumento importante di difesa del reddito degli agricoltori: “Abbiamo assistito spesso – ha detto – al ritrovamento di partite di patate estere spacciate per italiane e spesso per patata di Bologna, una delle provenienze più ricercate. Oltre ad essere una truffa, mette in forte difficoltà i nostri pataticoltori perché le produzioni d’oltralpe hanno costi inferiori perché prodotti con tecniche meno rispettose dell’ambiente. La patata di Bologna, proprio perché a denominazione d’origine, è la più imitata e gli operatori scorretti importano a prezzi fortemente più bassi. In questo modo si ottiene un doppio vantaggio: spuntare sul mercato un prezzo maggiore che consente grandi ricavi su produzioni che all’origine costano poco e abbassare i prezzi pagati ai produttori italiani mettendoli in concorrenza scorretta con il prodotto importato”.
“Grazie alla nuova tecnologia – ha detto il presidente di Coldiretti Bologna, Antonio Ferro – tuteliamo il reddito dei nostri produttori da una concorrenza sleale e tuteliamo anche il consumatore che ha diritto di sapere da dove arrivano il prodotti sulla sua tavola e ha diritto di poter scegliere e avere la sicurezza dell’origine italiana”. Secondo il direttore di Coldiretti Emilia Romagna “le tecnologie diventano un supporto importante per salvaguardare l’origine dei prodotti di qualità, per cui diventa più difficile, se non impossibile che i grandi sacchi di patate anonime che Coldiretti ha scovato durante il presidio al Brennero del 7 e 8 settembre scorso, faranno più difficoltà a diventare italiane una volta arrivate sul nostro mercato”.

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