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Expo, attesi 20 milioni di visitatori e 10 miliardi di incasso. Anche Ferrara va a traino

Articolo pubblicato il 2 Aprile 2015, Scritto da Arianna Segala

Tempo di lettura: 3 minuti


‘The great exhibition of the works of industry of all nation’ (La grande esibizione dei lavori dell’industria di tutte le nazioni) fu il nome che venne stabilito per la prima esposizione universale tenutasi a Londra nel 1851, dove in seno alla fioritura della prima rivoluzione industriale, si scelse di mostrare al mondo i nuovi simboli dell’innovazione.
Da allora la portata culturale di quest’evento si è sensibilmente modificata. A 30 giorni dall’inaugurazione di Expo a Milano è iniziato “lo sprint finale” con conseguente intensificazione dei lavori: nonostante le critiche alla scelta, in parte politica, di tenere questo evento, i ritardi e le inchieste, il primo maggio il capoluogo lombardo acquisirà una veste internazionale per affrontare il tema dell’agro-alimentare.
Tra gli obiettivi della manifestazione si enunciano il rafforzamento del circuito turistico, il potenziamento dell’internazionalizzazione delle imprese agro-alimentari, la tutela dei marchi e della qualità connessa all’idea di uno stile di vita salutare e l’incentivazione di connessioni con i poli di ricerca e tecnologia; in questo senso la contraddizione più forte risiede nella scelta di main sponsor come Coca-Cola e McDonald, che però, da un certo punto di vista, rappresenterebbero anch’essi lo slogan “nutrire il pianeta, energia per la vita”.
Per cogliere pienamente il significato economico dell’esposizione ci si avvale di alcune stime, in certi casi ottimistiche, che riferiscono un flusso turistico di circa 20 milioni di visitatori che apporterebbe un’entrata di quasi 10 miliardi di euro alle casse dello Stato.

In riferimento alle imprese che parteciperanno invece, è da considerare l’influenza che possono avere l’aumento delle esportazioni, i potenziali nuovi investimenti, anche esteri, e l’accesso ad un pubblico più ampio e internazionale che, tramite l’interazione, contribuirà indirettamente all’aggregazione o alla creazione di start-up (che a sua volta generano nuovi posti di lavoro).
Insomma, una vera e propria spirale virtuosa che aumenta il raggio dei benefici a tutte le imprese che partecipano all’evento tramite delle esternalità o influenze involontarie come, ad esempio, il valore intangibile legato all’immagine dell’evento che si riflette su tutti gli attori coinvolti.

L’effetto maggiore però, si avrebbe dalla visione di Milano come hub o centro che, come nella ruota di una bicicletta, si collega all’esterno mediante i suoi raggi.
Ferrara, allora, potrebbe costituire un suo raggio e partecipando direttamente all’esposizione con piccole aziende produttrici di vino, birra e ortaggi, potrebbe trarne vantaggio tramite l’aumento della domanda, di conseguenza della produzione ed in questo modo favorire imprese vicine che le forniscono materie prime e che, a loro volta, ne risentiranno con un aumento della propria produzione.
Inoltre, tramite la creazione di iniziative quali Visit Ferrara, di impatto culturale, o contribuendo finanziariamente alla nascita di aggregazioni per favorire la creazione di nuovi prodotti a vantaggio dello sviluppo sostenibile, si è cercato di coinvolgere maggiormente il territorio ed implementare la risposta dei turisti.
In conclusione, che le stime rappresentino o meno l’espressione di voli pindarici si avrà modo di comprenderlo solo a conclusione dell’esposizione mondiale, se non addirittura dopo diversi anni, in relazione ai suoi effetti sullo sviluppo economico; in questo senso viene da ricordare come nel 1878, anno in cui si tenne l’exposition internationale d’eletricitè a Parigi, Edison presentò i brevetti della macchina dinamo elettrica, furono subito acquistati e, a distanza di anni, fu costruita a New York la prima centrale elettrica al mondo, grazie all’evoluzione della sua idea nel tempo.

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Arianna Segala



Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani