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Riuniti al Totem delle arti per il festival della contaminazione
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È tornato il Totem Arti Festival: per il terzo anno consecutivo il Parco Tito Salomoni di Pontelagoscuro torna ad animarsi dei ritmi e dei colori della tre giorni organizzata dal Teatro Nucleo.
Le parole d’ordine sono: partecipazione e contaminazione. Contaminazione fra linguaggi artistici, fra paesaggio urbano e paesaggio naturale, fra passato e presente. Partecipazione per ritrovare il piacere di passare del tempo insieme, fra una birra e un piatto vegan, per fare quattro chiacchere con gli amici e conoscerne di nuovi, riscoprire il senso dell’essere comunità. Ed ecco che il parco Tito Salomoni, cuore della Pontelagoscuro vecchia, prima dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale, diventa salotto a cielo aperto illuminato dalle installazioni luminose studiate da Franco Campioni, ma anche arena per concerti all’aperto. Proprio di fronte, il teatro Julio Cortazar apre le proprie porte a chi vuole assistere agli spettacoli di danza e di prosa, sempre all’insegna della sperimentazione e dell’innovazione.
L’inaugurazione ieri ha preso il via verso le 19, con un brindisi e un aperitivo offerto dallo staff totemico, il tutto con il sottobosco musicale – dato che siamo in un parco – del gruppo Re Cane e Suo Marito, ospitato all’interno dello spazio gestitoda Radio Strike, che anche oggi intratterrà il pubblico dalle 18.30 alle 21. Poi, tutti riuniti per assistere a “Segni particolari: un segno sul cuore”: performance conclusiva dal laboratorio itinerante condiviso “Corpo e azione in rete”, curata dalla Compagnia Iris. Frutto di una serie di workshop sulla performance contemporanea e l’espressione corporea tenuti in diverse città dell’Emilia Romagna da insegnanti “itineranti”, fra i quali Natasha Czertok e Greta Marzano del Teatro Nucleo, e già presentata alla Casa del Teatro di Faenza, “Segni particolari: un segno sul cuore” ieri sera è stata riallestita appositamente per poter essere svolta all’aperto.
Alle 21 Simona Bertozzi ha inaugurato lo spazio scenico del Cortazar con “Bird’s Eye View”. La coreografia fa parte di “Homo Ludens” un progetto più ampio imperniato sul concetto di gioco in senso antropologico: uno spazio allo stesso tempo con e senza regole che l’essere umano usa per entrare in relazione con l’altro. Il corpo diventa un paesaggio che vive e cambia in ogni istante. “Bird’s Eye View” è un titolo “tecnico e simbolico insieme – come spiega Simona – perché questa è l’espressione che si usa per la visione panoramica utilizzata per creare le mappe, ma vuole significare anche un punto di vista il più ampio e aperto possibile”. Simona lavora sulle tre dimensioni della verticalità, della distanza e dell’apertura e sul gesto come tramite di visioni e significati universali che esistono a priori e che passeranno a tempi futuri: proprio qui sta il carattere totemico del suo lavoro, commistione di bios, anthropos e technè.
La prima serata del Totem Festival si è conclusa con le contaminazioni musicali di Jessica Hyde: dalla liquid drum and bass al trip hop, in un intreccio di sax, tastiera, chitarra e percussioni.
Ecco il programma di oggi: dalle 18.30 alle 21 la musica nel parco di Radio Strike con KingBean e Cold Hands; alle 21 lo spettacolo “Mio figlio era come un padre per me”, di e con Marta Dalla Via e Diego Dalla Via, vincitore Premio Scenario 2013; infine dalle 22.30 la miscela esplosiva di funky, afrobeat, jazz, afrocuban music, psichedelia e canzoni di lotta ed impegno sociale dei Voodoo Sound Club.
I Fratelli Dalla Via, Marta e Diego, sono una piccola impresa famigliare che costruisce storie: dopo aver sviluppato parallelamente una serie di esperienze formative, professionali e umane, decidono di unire la propria voce in un percorso artistico comune ripartendo da Tonezza del Cimone, il paese sulle montagne vicentine dove sono nati. Sono da sempre supportati da Roberto Di Fresco che si occupa di illuminare e musicare tutte le creazioni della piccola compagnia. “Mio figlio era come un padre per me” è la loro seconda creazione: uno studio sugli stereotipi e il territorio, la fragilità umana ed economica. Due fratelli architettano l’omicidio dei genitori. Ma “uccidere i propri padri” sembra un atto impossibile dal momento che questi hanno deciso di farla finita, lasciando in eredità assenza di futuro e consumo del passato.
Voodoo Sound Club è musica animista da ascoltare ma soprattutto da ballare in un concerto dalla forte connotazionI sciamanico- rituali. Il repertorio, composto principalmente da brani originali, ma anche da cover scelte di Manu Dibango, Fela Kuti e Jimi Hendrix, è interamente dedicato all’energia e al ballo e allo stesso tempo riesce a gratificare anche le orecchie degli ascoltatori più raffinati ed attenti. Voodoo Sound Club nel corso degli anni ha sperimentato diverse collaborazioni artistiche, da Roy Paci a Gianluca Petrella, e poi importanti percussionisti africani come Billy Konatè e Sire Doumbouya. Attualmente è in fase di realizzazione un nuovo progetto discografico e live che unisce la loro musica con la sonorità inimitabile delle bande musicali italiane, vero tesoro musicale del nostro Paese.
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Federica Pezzoli
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