NOTA A MARGINE
Carofiglio a Unifestival: “La regola dell’equilibrio è ammettere di commettere errori”
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L’avvocato Guido Guerrieri è tornato. Il celebre personaggio letterario nato dalla penna di Gianrico Carofiglio con “La regola dell’equilibrio” (Einaudi, 2014) festeggia i suoi primi sei romanzi di vita. Nell’ambito di Unifestival, il festival dell’Università di Ferrara in corso proprio in questi giorni sul listone, in uno dei tanti eventi in programma è stato proprio Carofiglio, ospite venerdì 25 settembre a Palazzo San Crispino, a parlare di questa sua ultima fatica letteraria e delle contraddizioni proprie del mondo del diritto e della giustizia. Insieme all’autore pugliese, ex magistrato e deputato nella XVI legislatura, il docente di diritto costituzionale all’Università di Ferrara Andrea Pugiotto e il direttore della Scuola Forense di Ferrara Federico D’Anneo, promotori di questa trilogia sulla giustizia basata sul racconto della scrittura giuridica raccontata da libri non giuridici. La rassegna “Ingresso lib(e)ro” prosegue oggi con Gherardo Colombo e domani con Maurizio Torchio.
L’incontro si è rivelato l’occasione per conoscere più nel dettaglio l’avvocato Guerrieri ma soprattutto per confrontarsi sulle tante tematiche etiche che ruotano attorno al grande mondo della giustizia. Partendo da questo suo romanzo, Carofiglio ha spiegato come “la regola dell’equilibrio sia ammettere di commettere errori, dove l’equilibrio è una condizione perenne, un non divorzio dalla realtà. Noi invece viviamo in un’Italia che, al contrario, divorzia troppo spesso dalla realtà, un paese molto bravo ad accusare e autoassolversi e quasi incapace di affermare ‘mi sono sbagliato’, frase che nella mia esperienza parlamentare non ho mai sentito pronunciare da nessun politico”. Problemi tutti italiani che trovano conferma anche nella scrittura giuridica, considerata essenziale da Carofiglio soprattutto perché “scrivere per un giurista è un dovere di chiarezza, non un opzione, così come è dovere evitare oscurità non necessariamente legate a una forma di esercizio del potere. Noi siamo chiamati a farlo nel miglior modo possibile, e io – continua lo scrittore – cercai di esserlo fin dai miei primi anni di esercizio poiché mi piace la chiarezza e fare in modo che il lettore si accomodi in quello che scrivo”. Per quanto riguarda le antinomie della giustizia, il dibattito si è incentrato sulla ricerca della verità come obiettivo centrale della giustizia nonostante tutti i problemi etici che si possono presentare; e ovviamente non mancano i problemi, come per esempio la prescrizione che “quando la si spiega all’estero fa ridere chiunque. È ovvio che in Italia – spiega Carofiglio – se hai la possibilità di chiudere con la prescrizione è tuo dovere farlo anche se così strutturata è una vergogna. Negli Usa il tema della prescrizione è molto diverso rispetto al nostro paese, il quale negli ultimi anni ha addirittura peggiorato la situazione. Sarebbe fondamentale, nonostante complicanze e resistenze, riuscire finalmente ad effettuare una giusta riforma della prescrizione in Italia”. Su questo versante, secondo l’autore è veramente “uno scandalo il fatto che nel nostro paese i reclusi per reati fiscali siano solo trentacinque, mentre in Germania sono migliaia, e questo ovviamente non vuol dire che i tedeschi commettano più reati di noi. Basterebbe infatti saper far rispettare le regole, perché se viviamo all’interno di un sistema che fa rispettare le regole si farebbe sicuramente più fatica a violarle”.
Per quanto riguarda l’avvocato Guerrieri, il suo creatore ha spiegato di non ricordarne le origini o le ispirazioni che lo hanno portato alla creazione di questo personaggio, mentre il nome deriva come spesso avviene “dall’apertura casuale dell’elenco telefonico alla ricerca di un nome. Quando iniziai a scrivere romanzi – continua l’autore – ero pubblico ministero e nel creare il personaggio di Guerrieri sentivo il bisogno di dare voce a un personaggio che stesse dalla parte opposta alla mia, poiché credo che questo sia l’unico modo davvero una nuova una storia. La cosa fondamentale è il punto di vista e avere un personaggio di mestiere differente dal mio è il modo di scoprire nuovi dettagli, cosa che non accadrebbe e che invece mi annoierebbe se dovessi raccontare tutto secondo il mio punto di vista”. Chi conosce i romanzi di Carofiglio sa anche dei suoi personaggi controversi, questione che egli ha definito come “la creazione voluta e cercata di un corto circuito, perché a mio parere se esiste una funzione dominante dei romanzi è quella di far smontare le certezze e creare instabilità. In fondo la regola dell’equilibrio è anche questa e va detto che l’ossessività verso le regole nasconde spesso un problema con queste stesse regole, così come è assolutamente necessario stare anche dalla parte del torto perché altrimenti qualcosa non va, mancherebbe la partecipazione alla disuguaglianza del mondo”.
C’è stato spazio per ascoltare anche le ragioni che hanno portato Gianrico Carofiglio a rinunciare alla toga appena scaduto il termine del suo mandato da parlamentare per dedicarsi integralmente alla carriera da scrittore, scelta avvenuta “non per sfiducia ma per ragioni personali, perché terminato il mio compito in Parlamento mi accorsi che la scrittura aveva ormai un peso enorme nella mia vita e, per una questione di coerenza, decisi di proseguire esclusivamente su questa strada”.
Una scelta che ci fa quindi rimanere in grande attesa del prossimo capitolo dell’avvincente avvocato Guerrieri, rassicurati dal suo creatore in persona del fatto che (a differenza sua) questo grande personaggio letterario contemporaneo non attaccherà la toga al chiodo. Almeno per ora.
Leggi anche la nostra recensione de “La regola dell’equilibrio”
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Andrea Vincenzi
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